Ticino7

Patrizio Zurini e la magia delle campane

Uno sguardo insolito al 'mestiere' di campanaro, che non è mica scomparso come pensate

(Ti-Press)
22 dicembre 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Sul campanile ci è salito sin da bambino: «Avrò avuto 6-8 anni» ricorda Patrizio Zurini, il campanaro di Golino. Appellativo che per il tuttofare della frazione centovallina è riduttivo; Patrizio infatti è una sorta di custode del paese e della chiesa dedicata a San Giorgio ma anche promotore della benedizione degli animali, in occasione della celebrazione del patrono di Golino e sagrestano. Ma si potrebbe parlare anche dei presepi che allestisce ogni anno in chiesa, di quello per la natività e l’altro per le festività pasquali, vere e proprie opere d’arte frutto di ore e ore di certosino lavoro e di originale impiego di materiali più disparati («come quell’anno che per raffigurare la salita al cielo di Gesù ho fatto capo a un motorino di quelli che si usano per rimestare la polenta cotta sulle piastre») come pure di moltissime cose.

Il suono delle feste

«Suonare le campane, dar loro voce, è qualcosa di affascinante. Sono circa quarant’anni che lo faccio, ma ogni volta ritrovo quell’emozione che avevo provato la prima volta, quando ne avevo 14: a insegnarmi questo ‘mestiere’ è stato mio padre, Mirto. Poi, quando lui è morto, l’ho ereditato io. Ora cerco di insegnarlo a mio figlio Davide, che spesso mi accompagna sul campanile». Ma la gente ascolta ancora le campane? «La Novena, quella suonata a mano, come una volta, è speciale. Un momento che ti va dritto al cuore. Gran parte della magia legata al Santo Natale è andata perduta, complice anche l’elettrificazione delle campane che ha reso quasi uniforme il modo di scandire la marcia di avvicinamento alla festa. Dove è arrivata l’elettricità, sono sparite le differenze da un campanile all’altro».

Non è così a Golino, dove ci si gode ancora quei nove giorni che precedono la festività durante i quali tutte le sere, attorno alle ore 20, Patrizio propone le sue melodie per un’abbondante quarantina di minuti. Quasi dei piccoli concerti. Una quarantina di minuti durante i quali è una sorta di botta e risposta con le chiese dall’altra parte della Melezza. Uno suona, e l’altro risponde con un’altra canzone. Una sorta di concerto a più voci che incarna tutta la magia dell’attesa del Natale. «E non sono solo prettamente arie natalizie! Capita di frequente che modifichi il mio repertorio e lo adatti agli eventi. La gente ascolta ancora volentieri la Novena, quella ‘vera’, suonata da mano umana. Qui, a Golino, quando salgo sul campanile, spesso ho ‘visite’. Gente che sale con me. E allora io mi lascio andare, coinvolgo i miei ospiti e, assieme, decidiamo la scaletta della serata. Mi è capitato anche di suonare melodie che poco hanno a che vedere con il tema natalizio, sebbene melodicamente affini».

Una questione di rintocchi

La sua fama è ben nota anche al di fuori dei confini del piccolo borgo centovallino. «Una volta mi è stato chiesto di suonare per un battesimo, ad Ascona. È stata un’esperienza particolare, anche per me. Gli invitati sono rimasti a bocca aperta ad ascoltarmi: erano estasiati nel vedere cosa si potesse fare con cinque campane. In pochi avrebbero pensato che si potessero riprodurre canzoni tipo ‘Marina Marina’ e altro ancora». Che nel suo repertorio non ci siano esclusivamente arie natalizie e brani folcloristici lo dimostra anche l’abilità con cui ripropone brani rock di un certo spessore. «Qualche anno fa sono stato anche vicino a una potenziale collaborazione con i Gotthard. Poter realizzare qualcosa assieme, magari un’esibizione in pubblico, sarebbe stato il mio sogno. Poi, sfortunatamente, non se ne è fatto niente. Almeno per ora…».

Anche quella di suonare le campane è un’arte. Un’arte di cui purtroppo con il passare del tempo si è un po’ perso il significato. Non c’è infatti solo la Novena. Il campanile, soprattutto un tempo, rappresentava il ‘tam-tam’ del villaggio. Era da lì, quando ancora non c’erano altri canali di informazione, che si chiamava a raccolta la gente, la si informava di un particolare fatto. Come un lieto evento, un’inondazione, un incendio o qualche altro pericolo.

Senza dimenticare ovviamente le ‘campane a morto’, per diffondere la mesta notizia di un lutto in paese. «Anche qui, sicuramente non tutti sanno riconoscere il significato dei vari rintocchi. Le campane, se le si ascoltano attentamente, dicono molto più di quello che sembra all’apparenza. Se i rintocchi sono sette, ad esempio, si tratta della morte di una donna. Per un uomo, invece, dovrebbero essere due in più: nove. Poi, il giorno del funerale, si dovrebbe seguire una scaletta ben definita per accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio terreno».

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Il Personaggio


Patrizio Zurini è nato e vive a Golino. Cinquantatré anni, padre di Davide, ha appreso l’arte di suonare le campane da papà Mirto, da cui ha ereditato il «mestiere» (la mamma Maria, invece, tutte le mattine si alzava
di buon’ora per suonare l’«Ave Maria»). Patrizio è anche il sagrestano, nonché il motore di molte animazioni di Golino. Ma è proprio per il tocco di originalità che sa infondere alle Novene che è conosciuto. «Gran parte delle melodie le faccio ‘a orecchio’, senza una base musicale specifica». La soddisfazione più grande? Riuscire a suonare brani complessi, come «Yellow Submarine» dei Beatles. 

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