Locarnese

Lontananza, si completa la trilogia

Presto, con la vicenda del 'Winnipeg' di Neruda, in scena l'ultima fatica della Compagnia Teatro Paravento di Locarno

(Edoardo Oppliger)
9 novembre 2018
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Mai come oggi è marcata l’esigenza di confrontarsi sul tema della lontananza, dell’esodo, della costrizione di allontanarsi dalla propria patria per ricostruirsi una vita altrove. Un tema che la Compagnia Teatro Paravento di Locarno ha fatto suo con la consueta efficacia – e restituito al pubblico – per mezzo di una trilogia di notevole valore teatrale e prima ancora sociale e culturale. Trilogia che si era aperta con “Jemmy Button” – la storia di un ragazzino Yàmana “trapiantato” con scarso successo a Londra nel 1830 –, era proseguita con “Piccoli passi” – in cui si racconta l’incontro fra un bambino spazzacamino ticinese d’inizio ’900 e un suo coetaneo africano d’oggi – e si è conclusa con la messa in scena de “Il Winnipeg”, pièce con cui il direttore artistico del Paravento, Miguel Angel Cienfuegos, ha voluto raccontare la messa in salvo dai campi francesi, nel ’39, di oltre 2’000 cittadini spagnoli trasportati via nave in Cile durante l’epoca franchista.

Grande architetto di quell’operazione umanitaria – una vera e propria epopea, se consideriamo il periodo storico in cui avvenne – fu Pablo Neruda, il poeta cileno universalmente riconosciuto soprattutto grazie alla sua opera, ma che in gioventù fu attivo come diplomatico, plasmato da ideali comunisti e nello stesso tempo consumato da un vorace talento letterario.

“Il Winnipeg - La poesia che attraversò l’Atlantico” è senza dubbio uno dei migliori lavori di Cienfuegos; lo è per la densità del testo, per i puntuali riferimenti storici, per la capacità di caratterizzare personaggi complessi. A partire da Neruda, che da giovane è impersonato da un bravo Marco Capodieci, mentre da anziano lo è dallo stesso regista. «Lo spettacolo – ha detto Cienfuegos – è un viaggio a ritroso nel tempo, carico di significati nel nostro presente. Lo sguardo verso il passato funge da specchio e ci rimanda a immagini e situazioni dei giorni nostri». Che sono giorni di migrazioni, di troppo rifiuto e troppo poca umanità. Una condizione, quella di esule, che Cienfuegos ha vissuto sulla propria pelle all’alba del sanguinario regime di Pinochet.

Garcia Lorca, Allende e gli altri

Dallo spettacolo, in un ping-pong di rimandi, emergono altri grandi personaggi: da Federico Garcia Lorca – amico di Neruda – a Salvador Allende, il futuro presidente cileno che in “Winnipeg” fa la sua fugace apparizione come giovane medico e ministro della Sanità che accolse i profughi spagnoli al loro approdo a Valparaiso. Sul palco, il Neruda giovane è accompagnato dall’inseparabile Delia del Carril, argentina, di vent’anni più anziana di lui: una figura centrale nella vita del poeta, visto che ne diventerà la seconda moglie e ne cementerà appunto le convinzioni comuniste. Convincente, nel ruolo, Luisa Ferroni, il secondo elemento stabile del Paravento la cui ecletticità musicale sostiene in questo caso la colonna sonora di Fabio Martino, già apprezzato, con la Compagnia, per le sue musiche originali in “Piccoli passi”. Completano il lotto di interpreti gli ottimi Laura Zeolla e Davide Gagliardi, nell’occasione “multi-personaggio” ed efficace narratore. Da segnalare anche l’opera d’autore in ambito scenografico e di costumistica, dove il Paravento ha ritrovato il talento di Deborah Erin Parini.

“Il Winnipeg” debutterà venerdì 16 novembre alle 19 al Paravento e sarà replicato sabato 17 novembre ancora alle 19 e domenica 18 alle 17. Sono previste anche due rappresentazioni luganesi, al Foce, venerdì 23 e sabato 24 novembre, sempre con inizio alle 20.30.

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