Locarnese

Russo, sparano al camoscio e finiscono nei guai

Tre giovani hanno colpito l'ungulato a pochi passi dal Centro sociale onsernonese, infrangendo le disposizioni di sicurezza sulla distanza minima dalle abitazioni

((TI-PRESS))
5 settembre 2018
|

Domenica 2 settembre, secondo giorno di caccia, a cadere sotto i colpi dei patiti della Diana ticinesi non sono solo le prime prede a quattro zampe della stagione. Ma anche una fetta di etica venatoria che dovrebbe sempre accompagnarli durante le battute. E che loro stessi hanno deciso di darsi. Quanto accaduto a Russo, in alta Valle Onsernone, è la fotocopia – scolorita e inguardabile – di un episodio che tre anni fa aveva suscitato clamore dentro e fuori la valle (la notizia, da noi anticipata, era rimbalzata addirittura sulle colonne del “Blick”). L’uccisione – come qualcuno forse ricorderà – del camoscio “mascotte” del Centro anziani, da parte di un cacciatore di lungo corso. Di che suscitare le reazioni di disappunto da parte della comunità locale (e non solo). Se allora lo “sparatore” non aveva commesso alcun reato (in particolare aveva osservato la distanza di sicurezza minima dalle abitazioni, che è di 50m), stavolta i tre giovani residenti nella regione protagonisti della vicenda l’hanno combinata grossa. Hanno cioè aperto il fuoco su un esemplare di camoscio femmina senza far bene i loro calcoli, sparandole da una distanza di poche decine di metri, venendo meno alle prescrizioni e mettendo in pericolo la vita dei residenti. Le testimonianze dei presenti utili a risalire agli autori Era l’ora di cena per gli ospiti della casa quando i tre, sui trent’anni, hanno scorto la loro preda gironzolare al pascolo nelle vicinanze dell’edificio ubicato nella campagna di Russo. Pochi secondi dopo l’ungulato è finito lungo e disteso nell’erba. Dopo averlo caricato in fretta e furia nella loro auto, si sono allontanati come se niente fosse. Il proiettile – come appurato grazie alle testimonianze di chi era presente sul posto e ha subito contattato le autorità venatorie per denunciare l’accaduto – è stato esploso da una distanza dalle abitazioni inferiore a quella stabilita, ciò che ha fatto immediatamente scattare un’inchiesta da parte dell’Ufficio caccia e pesca (accertamenti che, a quanto ci è dato sapere, sono tutt’ora in corso). L’episodio, analogamente a quanto successo tre anni fa, ha già scatenato discussioni in Valle Onsernone. Soprattutto tra coloro che, indignati, avevano assegnato alla povera femmina di camoscio il ruolo di nuova “mascotte” del CSO. Un animale simile, è vero, lo si può trovare in qualsiasi prato o monte della zona, ma quel povero esemplare solito uscire la sera, a una determinata ora, dalla boscaglia per la gente del posto era entrato, pian piano, a far parte della loro vita. Cessando di essere un’identità anonima. Per questo il colpo di carabina che l’ha freddato diventa quasi un tradimento. 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE