Locarnese

Fiamme nelle Centovalli, lame a Locarno: chiesti 3 anni

Nella sua requisitoria, il pp Paolo Bordoli ha rilevato come "l'imputato sa che quando beve può diventare violento"

17 agosto 2018
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È ripreso con la requisitoria del procuratore pubblico Paolo Bordoli il processo al 38enne del Locarnese che nella notte della vigilia di Natale del 2015 diede fuoco a un rustico nelle Centovalli e due anni più tardi accoltellò un cittadino di nazionalità ucraina in zona Piazza Castello a Locarno. L’accusa chiede 3 anni di carcere, pena da espiarsi integralmente. «L’imputato sa che quando beve può diventare violento, conosce gli effetti delle sue bevute, compresi reati penali. Lo sapeva prima del 2015, a maggior ragione nel 2017». Per i fatti di Locarno, la difesa rigetta le accuse, parlando di legittima difesa; chiede inoltre che l'uomo sia prosciolto dalle accuse di incendio intenzionale semplice o colposo («Il suo punto debole è l'alcol, non è aggressivo o pericoloso»).

Il rustico in fiamme, lui torna a casa a dormire

Tra i due casi in aula, entrambi frutto dell’azione della medesima persona, la ferita di 32 centimetri per 5 di profondità inflitta dal 38enne, da questa mattina alle Criminali di Lugano, a un cittadino di nazionalità ucraina nel novembre del 2017 è un graffio se paragonata alle fiamme che due anni prima avevano divorato un rustico nelle Centovalli la notte della vigilia di Natale. Da quell’abitazione di proprietà della compagna di allora, l’imputato, dopo aver constatato l’impossibilità di porre rimedio alle conseguenze della sua azione (un lancio sconsiderato di oggetti contro il camino, il distacco del pilone che reggeva il rustico con una motosega), se n’era tornato a valle lasciando madre, compagna e uno dei suoi 4 figli a salvarsi da sé, mentre lui, concluso il tragitto dalle montagne al letto di casa propria, si addormentava.

Ricovero in una struttura chiusa (che in Ticino non c’è)

In tutte le azioni descritte nell’atto d’accusa, ma anche nei precedenti dell’imputato – tra i quali figurano anche un omicidio colposo (per incidente stradale, 22 mesi con condizionale di 5 anni nel 2010), turbamento della quiete dei morti e danneggiamento, varie violenze ‘matrimoniali’ e un notevole numero di ricoveri, forzati e non – a fare da comune denominatore è l’alcol, unito ad una certificata sindrome della personalità che richiederebbero – lo suggerisce la perizia psichiatrica – il ricovero in una struttura chiusa con relativi specialisti la cui tipologia specifica non è rintracciabile sul suolo ticinese. Da qui l’eventualità di un trasferimento in una della Svizzera interna.

‘Totale assenza di empatia’

L’uomo è accusato di incendio intenzionale aggravato, tentate lesioni gravi, subordinatamente lesioni semplici, omissione di soccorso, infrazione alla LF sulle armi. Le giustificazioni relativamente alla constatazione della gravità dell’incendio (“Non c’era altro da fare”) e il non aver chiamato i pompieri (“Non avevo un telefono”) e i “non ricordo” dell’uomo in aula sui fatti di Locarno, che si estendono fino al coltello mai ritrovato (“Non lo sapevo allora, non lo so nemmeno adesso”), rafforzano le parole del giudice Ermani quando parla di “assenza di senso critico”, e “totale assenza di empatia che emerge dai rapporti peritali”, da estendersi anche al post condanna per omicidio colposo nel 2010. In tutte le circostanze elencate, dall’uomo non sarebbe arrivata una sola parola di scuse.

La sentenza arriverà intorno alle 17:30.

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