Locarnese

Peccia, il taglio dell'albero di Giuda non fu... tradimento

Fa discutere l'abbattimento di una pianta di grande fascino per far posto al Centro internazionale di scultura. Germano Mattei critica gli architetti

10 luglio 2018
|

“Nomen omen”, dicevano i latini. E se ti chiami albero di Giuda non è un caso se poi rimani vittima di un presunto “tradimento”. Stiamo parlando del magnifico vegetale all’entrata dell’abitato di Peccia, in Lavizzara. Un “Cercis siliquastrum”, albero della famiglia delle leguminose di grande fascino, originario dell'Europa del sud e dell'Asia Minore. Il suo nome è da ricondurre all'antica credenza secondo la quale, a uno dei suoi rami, Giuda Iscariota si impiccò, mettendo fine alla sua esistenza in seguito al celeberrimo tradimento a Gesù. Ebbene lunedì, per far spazio al cantiere del Centro internazionale di scultura di Peccia, la pianta è stata abbattuta. Di che sollevare le ire di Germano Mattei, del Movimento Montagnaviva, a detta del quale con questo taglio si sono “sacrificati 100 anni di storia di un villaggio di montagna a fronte di un incerto futuro. Modo di fare poco corretto e in nessun modo trasparente. Sul posto – rileva il granconsigliere valmaggese – avevo valutato che il mantenimento dell’albero era possibile. Sono molto triste e deluso, una pagina di storia di Peccia è stata cancellata”. La rabbia di Mattei è diretta verso gli architetti Michele e Francesco Bardelli, di Locarno, dalle cui matite è nato il progetto edilizio. Da noi raggiunto, Michele Bardelli respinge le accuse. “Non è stata mancanza di rispetto delle realtà locali – precisa – Se c’é un progetto che è stato fortemente voluto dalla popolazione e dalle autorità locali è proprio quello del CIS, nato per valorizzare quanto di più prezioso c’é a Peccia, vale a dire il suo straordinario marmo. La segnalazione è giunta decisamente tardiva, dal momento che l’entrata principale alla sala espositiva e l’accesso veicolare con i mezzi pesanti al futuro piazzale CIS sono stati pianificati da molto tempo oramai; mai nessuno, né al momento della pubblicazione e dell’approvazione del PR, né al momento della domanda di costruzione ha segnalato la necessità di salvare l’albero”. Sensibili alle questioni ambientali, i Bardelli hanno ovviamente preso in considerazione l’ipotesi di poterlo spostare dalla sua posizione attuale. Purtroppo gli esperti (forestali e selvcolori) sono stati categorici: in questo momento l’albero non può essere salvato e trapiantato. Il caso vuole che, “tagliandolo, si sia potuto constatarne lo stato precario: all’interno del tronco vi erano infatti evidenti tracce di marciume, premonitrici di un destino comunque già segnato”. Non fu dunque tradimento... Prova ne è che una volta finiti i lavori verrà messo a dimora un altro vegetale simile.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE