Locarnese

La vita nei passi di Cloe

Storia di una ventenne delle Centovalli e della sua passione per il viaggio

Cloe Ferrari e i suoi paesaggi
14 giugno 2018
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Si chiama Cloe Ferrari ed è centovallina. Un anno fa, ancora diciannovenne, finiti gli studi e preso il suo diploma, ha salutato tutti e si è messa in marcia per migliaia di chilometri tra Spagna, Portogallo e Francia. L’irrefrenabile desiderio di viaggiare l’ha portata a completare il Cammino di Santiago attraverso il “Norte”, passando cioè da Paesi Baschi, Cantabria, Asturie, Galizia, percorso non impervio come il “Primitivo”, col quale si sale a 2mila metri, ma sufficientemente tosto. «E poi il tosto è soggettivo. Per me non lo è stato», racconta Cloe. Da Santiago è andata oltre, percorrendo in un paio di settimane l’Algarve, l’Alentejo, le spiagge portoghesi più belle, marciando «tranne 200 chilometri, più o meno» su gran parte del Portogallo. «In un viaggio come questo conosci persone e culture diverse, vivi negli alberghi del pellegrino dove in estate nella stessa casa si possono ritrovare persone di 20 culture diverse, pronte a condividere ognuno la propria. È un confronto dal quale si impara tanto». È questa la ricchezza con la quale è tornata da Santiago. Da dove, a settembre, vorrebbe ricominciare: «Vorrei andare via per un anno, un altro Cammino di Santiago, poi penserò all’Asia. Mi piacerebbe fare la Transiberiana, sto capendo come affrontare l’inverno, quando la temperatura scende sotto i 40 gradi. Sono precisamente 9’289 chilometri di treno, e vorrei farne almeno 4mila. E poi sto pensando al Nepal, da girare sempre a piedi».

Cloe lavora stagionalmente, scelta funzionale. «Sogno un lavoro che mi permetta di viaggiare e lavorare allo stesso tempo. Ho comunque un diploma come operatrice sociosanitaria. In caso di bisogno, è un lavoro che mi piace e che posso fare. Ma c’è tutta la vita per questo. Per il momento vorrei vivere il mondo». A settembre, ripartirà da sola. «Con migliaia di persone in fila che camminano non c’è rischio di solitudine. Nemmeno in un trekking in Nepal, dove c’è tanta gente. L’unico problema può essere la lingua, ma come ho imparato lo spagnolo, il francese e l’inglese...». Tra gli amici, Cloe è una mosca bianca, che però vola alto. «Qualcuno apprezza, altri mi danno della pazza. ho suggerito di provare, per capire». Si è sentita rispondere “A piedi? Prima aspetto la patente e poi forse ci vado”. Viaggiare è davvero soggettivo, beata gioventù.

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