Locarnese

Cottolengo, ‘sì’ parziale

La Gestione vuole vederci chiaro nella Legge sui mandati pubblici

13 giugno 2018
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Licenziato lo scorso mese di novembre dal governo cantonale, il messaggio contenente poco meno di 7 milioni di franchi da destinare all’ampliamento e alla ristrutturazione dell’istituto Cottolengo di Gordevio (struttura per anziani gestita dalla Fondazione Piccola Casa della Divina Provvidenza) ha suscitato un po’ di mal di stomaco tra i commissari della gestione. Nulla contro il principio alla base del credito (col quale si prevede la realizzazione di 22 nuovi posti letto, la creazione di un’unità protetta e di un centro diurno terapeutico) bensì per via dell’applicazione della Legge sulle commesse pubbliche, un vero tormentone all’interno del quale non è facile muoversi nemmeno per gli addetti ai lavori. Figuriamoci per chi, poi, non mastica la materia. Ieri i commissari, con parere concorde, hanno deciso di stilare un rapporto “parzialmente favorevole” alla richiesta di credito. Togliendo, però, dall’importo, una somma oscillante tra i 120 e i 150mila franchi. Questo non per penalizzare la casa di cura valmaggese, è opportuno sottolinearlo, bensì per due ragioni di fondo. La prima è che i firmatari del rapporto hanno constatato che vi è stato un mancato rispetto di tale Legge (non per colpa di chi ha chiesto il finanziamento). Da verifiche interne è infatti emerso che queste disposizioni sono talmente complesse che nemmeno all’interno dell’Ufficio anziani del Dss è stato possibile chiarire tutti gli aspetti. Motivo per cui le competenze finiscono col riversarsi su coloro che chiedono il credito. La gestione è dell’avviso che sia necessario saperne di più in materia di mansioni. Altra nota dolente, quella della figura del “mediatore”, chiamato a verificare la regolarità dell’iter procedurale.

Sulla necessità di una simile funzione, prevista dalla nuova Legge sulle commesse pubbliche, sono sorti dubbi. C’è chi ritiene che l’importo risparmiato (si parla di diverse decine di migliaia di franchi) andrebbe, piuttosto, devoluto all’ente che ne fa richiesta (Cottolengo nella fattispecie). Queste e altre difficoltà di “valutazione” del dossier hanno dunque spinto i commissari a richiedere un incontro chiarificatore al Consiglio di Stato.

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