Locarnese

Agricoltori nel Parco Nazionale: 'I veri custodi siamo noi'

La replica di chi lavora all'interno dei confini dello stesso Parco alle critiche di chi con il progetto non c'entra nulla

24 maggio 2018
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Le critiche espresse da oltre 50 agricoltori – la maggior parte dei quali operano all'esterno dei confini del Parco nazionale – hanno suscitato l'immediata reazione di un gruppo spontaneo, comprendente una ventina di agricoltori di montagna, alpigiani, apicoltori e selvicoltori che, invece, lavorano nel territorio del Parco stesso. Tutti convinti della bontà del progetto. Ricordiamo che la decisione sarà presa alle urne il 10 giugno dagli abitanti di Bosco Gurin, Onsernone, Centovalli, Terre di Pedemonte, Losone, Ascona, Ronco s/Ascona e Brissago.

 “Tre dei 15 obiettivi strategici del Parco Nazionale del Locarnese concernono direttamente l’agricoltura – scrivono i venti nella loro presa di posizione –. Vi è per cominciare la volontà di tutelare e valorizzare il paesaggio rurale e agricolo, attraverso il mantenimento, il recupero e la gestione delle aree aperte e degli alpeggi tradizionali; vi è poi l’impegno a rafforzare le attività agricole e di selvicoltura tramite progetti imperniati sull’utilizzazione sostenibile delle risorse naturali e tramite misure promozionali. Infine, il Parco ribadisce l’impegno a sostenere l’agricoltura e la selvicoltura con iniziative innovative a forte valore aggiunto”.

In concreto, quanto realizzato in Centovalli e Pedemonte tra il 2009 e il 2014 con il primo progetto di interconnessione ecologica, che ha coinvolto la totalità delle aziende attive, sostenuto con molti altri nel primo bando dei progetti pilota promossi dal Parco, ha permesso di rafforzare i contatti e collaborazione, soprattutto tra i contadini aderenti e fornendo loro un utile sostegno e coordinamento, anche di carattere amministrativo, profittando pienamente degli incentivi stanziati dall’Ufficio federale dell’ agricoltura (Ufag) a favore del mantenimento della qualità del paesaggio in tutta la Svizzera, accrescendo ulteriormente la biodiversità di tutto il comprensorio. “Il Candidato Parco Nazionale ha contribuito in modo determinante al successo di questa operazione – indicano i firmatari –. Ma soprattutto, ci ha dato l’ impulso e la fiducia per permettere l’estensione dell’ esperienza alla totalità del comprensorio di studio, includendo Valle Onsernone, Terre di Pedemonte e  Circolo delle Isole, dove 25 aziende agricole si sono associate volontariamente e senza ulteriori sostegni finanziari (esclusi quelli usualmente garantiti da Confederazione e Cantone). Siamo così riusciti a riproporre i progetti di interconnessione delle superfici di promozione della biodiversità e i progetti di qualità del paesaggio promossi nell’ambito della politica agricola 2014-2017 dalla Confederazione, da cui trarranno beneficio fino al 2023, portando a casa un sostegno finanziario ragguardevole, che supera il milione di franchi”.

Le aziende di montagna sono a rischio

Si tratta di un sostegno elargito per l’ impegno speso a gestire superfici in condizioni morfologiche difficili, molto più impegnative di quelle che incontrano gli agricoltori di pianura. “Se ci si basassimo esclusivamente su meri principi di redditività, l’agricoltura e l’allevamento di montagna nel nostro paese sarebbero scomparsi da tempo. Ricordiamo che in soli 10 anni dal 2000 al 2010 in Svizzera nelle zone di montagna III e IV, ovvero le più alte, ha chiuso un'azienda agricola su cinque. Se però resistiamo è perché siamo affezionati a questo nostro territorio e a questo impegnativo mestiere, nel quale mettiamo tanta passione  e tanto amore per le nostre terre; tuttavia  i nostri introiti calano in modo massiccio con l'aumentare dell'altitudine delle nostre aziende agricole. Ciò perché più in alto si sale in quota, più aumentano i costi di produzione e più diminuisce la produttività. Non deve quindi sorprendere se la maggior parte di noi agricoltori di montagna abbiamo spesso bisogno per sopravvivere di un secondo mestiere e dover dipendere da sostegni esterni aggiuntivi, come quelli ad esempio versati dalla Confederazione per salvaguardare le basi vitali naturali e il paesaggio rurale o per promuovere forme di produzione particolarmente in sintonia con la natura e rispettose dell’ambiente e degli animali. È proprio questo che facciamo, fornendo prodotti di qualità a km 0, prodotti che, muniti in futuro del marchio Prodotto del Parco Nazionale, potranno essere commercializzati a un prezzo più equo”. 

E ancora: “Per noi contadini di montagna lavoro e natura rappresentano un binomio indissolubile e il Candidato Parco Nazionale finora non ci ha mai delusi. È da molti anni che si sta oramai lavorando con grande impegno a questo progetto, un progetto che è stato costruito con la gente del posto, con chi nel territorio ci vive e ci lavora, inclusi noi agricoltori, e tutti abbiamo potuto dare il nostro contributo. Il risultato è un Parco a favore di tutti, di chi lavora nel turismo, nella gastronomia, nell’edilizia, nell’agricoltura, nell’allevamento, nell’artigianato e nel commercio, anche a favore di chi da noi risiede ma è costretto a trovare lavoro fuori dal nostro comprensorio”. Un po' come a dire che sono questi contadini “i veri custodi” del Parco, soprattutto per quanto riguarda la produzione agricola.

O Parco o è l'oblio

Per questa votazione “noi la scelta l’abbiamo già fatta: sapere e volere approfittare pienamente di tutti gli strumenti promozionali e gestionali a disposizione, perché chi non ha imprenditorialità o capacità di suo, ha finito già prima di iniziare l’avventura, con o senza un Parco. Noi vogliamo continuare a guardare con fiducia all’ unica realtà che concretamente ci ha teso una mano e non verso l’oblio in cui ci sta portando la situazione socio-economica attuale. Siamo agricoltori per il Parco, persone coscienziose che amano il territorio, e siamo convinti di potere contare sul sostegno del Parco pure in futuro, anche per quel che concerne la protezione dei nostri greggi da eventuali predazioni da parte di lupi e altri grandi predatori. Invitiamo dunque tutti i nostri concittadini a deporre il prossimo 10 giugno un deciso sì nell’urna e permettere così la nascita definitiva del Parco Nazionale del Locarnese”.

I firmatari:  

Sergio Guerra, Aurelio Stocker, Pascal Mayor, Martin Arnold, Marisa e Jean Pierre Baeschlin, Aldo Madonna, Tino Previtali, Tobias Denzler, Laila Rüesch, Rosanna e Ivano Fabbri, Magdalena, Luca e Peter Meyer, Felix Kautz, Christiane Kostka, Geo Sala, Kerstin Tilig, Giovanni Berardi (Presidente Agrifutura, a titolo personale)

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