Locarnese

Contromano, nuovamente

Gli interrogativi sollevati dal terribile scontro di Gordola. E c’è chi inventa e avanza soluzioni...

27 aprile 2018
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Ad aggiornare la triste e assurda casistica di chi imbocca l’autostrada contromano causando il peggio si è aggiunto l’incidente accaduto al calar del buio sull’A13 in territorio di Gordola, in direzione di Locarno, giusto due giorni fa. Si aggiorna anche la casistica di guidatori non giovanissimi, che per i fatti di Gordola si traduce in una 77enne scontratasi contro un 52enne transitante nella corretta direzione di marcia. Entrambi sono ricoverati in condizioni disperate. Come riportato dalla Rsi, altri automobilisti hanno schivato l’auto della donna, che procedeva a fari spenti, scampando all’impatto per pura casualità, o per l’accortezza a sterzare nella giusta direzione e nell’istante esatto. L’ultimo incidente dalle simili dinamiche non è lontano nel tempo. Basta tornare all’ottobre del 2017, quando un 32enne, immessosi contromano sulla carreggiata sud-nord dallo svincolo di Lugano Sud, si scontrò frontalmente con il veicolo condotto da un 74enne. Eventi di quella che pare assurda disattenzione, ma che sono spesso il risultato di comportamenti alla guida condizionati da alterazioni della normale lucidità, hanno occupato le cronache svizzere in più occasioni. Come l’82enne fermato dalla polizia nei pressi di Wettingen nel settembre dello scorso anno dopo aver percorso 8 chilometri contromano sull’A1, o il 67enne che pochi mesi dopo viaggiò per oltre 10 chilometri in direzione errata, nel Canton Argovia.

‘E se in un incidente fosse coinvolto non un veicolo, ma un bus pieno di persone? Le statistiche andrebbero a farsi benedire’.

L’imbocco dell’autostrada al contrario da parte di altri è il meno fronteggiabile degli imprevisti per chi già ha buona parte dei propri sensi occupati a rispettare un rigido codice stradale. Il tema preoccupa e stimola riflessioni tra addetti ai lavori e ‘cittadini semplici’. Risveglia anche l’attenzione di Celso Mosca, inventore di Vacallo che vuole ridare voce a un’idea di ‘Segnalatore elettronico d’entrata in autostrada in senso inverso’ – così è archiviato il suo progetto sulla propria pagina web, che raccoglie ulteriori visioni – presentata nel 2003 all’allora Ufficio federale delle strade, aderendo al progetto ‘Vesipo’ (nuova politica della sicurezza stradale in Svizzera). Un’idea dettagliata fatta di lampeggianti, avvisatori acustici, semafori potenziati, catarifrangenti, per la quale rivendica l’attinenza a quanto presente all’uscita di Grancia (fornendoci immagini e scambio di e-mail ufficiali con i promotori dell’iniziativa). «Mi ero accorto del pericolo – racconta Mosca – quando fu inaugurata l’autostrada a Chiasso. L’uscita è una continuazione di via Galli, una situazione pericolosissima per chi non conosce il posto, con alto rischio di entrare contromano. Il problema c’è ancora. Mi fu detto che lì un sistema di segnalazione era difficilmente installabile, perché il tratto è troppo breve». Mosca, che rivendica un’invenzione non brevettata perché vista ‘in funzione sociale’, resta scettico sulle statistiche che parlano di un numero limitato di incidenti di questo tipo, contrapposti a una spesa enorme. «Se per caso, però – conclude – in un incidente fosse coinvolto non un veicolo guidato da una sola persona, ma un bus pieno in tutti i suoi posti, e perdessero la vita in molti, le statistiche sui decessi potrebbero essere riscritte».

Eugenio Sapia, Ustra: ‘Parliamo di prevenzione e di educazione stradale’

«Premetto che la strada è cantonale, quindi non di nostra competenza. Non posso dunque esprimermi sul caso di Gordola». Esordisce così Eugenio Sapia, responsabile Informazione e comunicazione dell’Ufficio federale delle strade (Ustra). «Abbiamo due progetti pilota a Varenzo (in territorio di Quinto) e a Lugano Sud (entrata in A2 da Grancia, direzione nord). I risultati sono in fase di valutazione». L’idea di dotare ogni uscita autostradale di un corrispettivo in entrata di questo tipo – vedi immagine a fianco – ha per Ustra limiti riconducibili ai costi e alla statistica. «L’applicazione generalizzata comporterebbe un investimento finanziario ingentissimo, soprattutto a fronte di un fenomeno difficilmente controllabile, perché legato quasi sempre a situazioni nelle quali il conducente viene ritrovato in uno stato psicofisico alterato. A parte la difficoltà di poter disporre dell’intero investimento necessario, va detto che l’imbocco contromano rappresenta soltanto lo 0,02 per cento del totale degli incidenti registrati, evento quantificabile anche in uno su 5mila incidenti gravi. È chiaro che ogni incidente con conseguenze gravi è comunque di troppo, ma bisogna anche considerare soprattutto la difficoltà dell’arginare questo fenomeno». Sapia confronta poi il sistema di segnalazione svizzero con quello di altri Paesi. «Su alcune strade degli Stati Uniti ho notato cartelli quadrati, 30 o 40 centimetri di lato, con scritto ‘Wrong way’, su sfondo giallo e scritta in nero, appesi a un palo. Se si gira un po’ il mondo, ci accorgiamo quanto sia più efficiente la nostra segnaletica. In passato abbiamo sostituito tutta la segnaletica verticale presso le 420 entrate e uscite autostradali svizzere nelle aree di sosta e di servizio, posando dei cartelli di divieti d’accesso. Abbiamo potenziato la segnaletica orizzontale mediante la posa di indicazioni sull’asfalto. Bisogna concentrarsi pure sulla prevenzione e sull’educazione stradale. C’è gente che inverte il senso di marcia in autostrada stessa. Si ferma a fare una pausa e poi torna indietro. In quei casi come si fa? Ogni spazio presente in autostrada è impossibile da sorvegliare elettronicamente». 

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