Locarnese

'E adesso fai suonare i sassi' (eccellenza 'made in Tenero')

Saxum Canorus, progetto locale ambizioso ispirato dalle montagne e da una sfida lanciata nel 2007 a un esperto di car-audio...

(Onice)
21 aprile 2018
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Per ascoltare gli mp3 del nostro telefono – inganni della mente prodotti dalla psicoacustica per rendere ‘trasportabile’ la musica – bastano le cuffie dell’iPhone. Ma c’è un mondo di audiofili che del suono cercano la purezza, dalla sorgente fino all’elemento che lo diffonde: il diffusore acustico, o ‘la cassa’. Questa storia nasce nell’autunno del 2007 in Danimarca dall’intuizione di Giovanni Bianchi, dopo un sorprendente 2° posto agli Europei di car-audio (scienza dell’hi-fi applicata alle auto). «Festeggiando il premio – racconta Bianchi alla ‘Regione’ – un collega mi disse: “Adesso devi far suonare i sassi del fiume”». Da lì in avanti, un’eternità spesa in ricerca e, nel 2015, la svolta, con l’aggiunta al progetto di Patrick Nicora per la parte amministrativa e Ferruccio Benazzi, produttore dei ‘sassi’.

Così nasce Saxum Canorus, dal latino “saxum” (pietra) e “canorus” (suonante, vibrante), la cui filosofia è «utilizzare un materiale nobile e antico quale il marmo creando un connubio tra natura e tecnologia, nel quale le montagne sono state in parte fonte d’ispirazione» spiega Bianchi. «Il team ha sperimentato e perfezionato i materiali, scegliendo soluzioni anche radicali che hanno richiesto la riprogettazione di alcuni componenti, creando soluzioni specifiche in linea con la particolarità del prodotto e del materiale scelto. Siamo gli unici a fare questo in Ticino e in Svizzera. Ci sono alcuni produttori nel mondo, anche se diversi dal nostro prodotto. Comunque, nulla di queste dimensioni e di questa qualità».

Una cassa armonica in marmo pare un controsenso. Cerchiamo certezze: «Le casse in legno, in vetroresina – spiega l’ideatore – hanno flessioni interne che smorzano la frequenza di risonanza del cono. Il marmo, invece, riflette il suono dentro la cassa, amplificandolo e modificando la struttura del cono quando questo lavora. La difficoltà è nel riuscire a stabilizzare queste frequenze». Cosa assai tecnica, ma che dopo tempo e lavoro ha portato alla «giusta combinazione».

Pezzo unico, non replicabile

Di Saxum hanno scritto la stampa cinese, russa, slovena e brasiliana. Da gennaio 2018, questa ‘visione’ ha contagiato anche Christian Navatta, vendita. «Abbiamo due tipologie di clienti» ci spiega. «Il purista, che cerca la perfezione sonora, e la persona attenta anche all’oggetto, che è un pezzo unico, non replicabile, un monolito, un unico blocco di marmo tagliato, lavorato e lucidato artigianalmente», con dimensioni dai 70 ai 130 cm di altezza e un peso per singola cassa tra gli 85 e i 175 kg. «Materiali – dice Navatta – che fanno di questi diffusori un prodotto finalizzato ad una clientela esigente per qualità dei suoi componenti e per il suono, ma anche per l’aspetto estetico e artistico, unicità propria di un’opera d’arte». Così Patrick Nicora: «Il cliente, oltre alla linea di produzione, può configurare il prodotto con specifiche personalizzazioni, in ordine di dimensioni, disegno, ma anche tipologia di timbrica, delineando la propria preferenza musicale».

I monoliti grezzi sembrano grandi bruchi in attesa di divenire farfalle. Ferruccio Benazzi: «I marmi sono selezionati direttamente in cava, rispettando specifici criteri di qualità. Arrivano da Italia, Brasile, India, Iran». C’è la Piasentina del Friuli, il Bianco statuario di Carrara, il Black Fossil dal Marocco, che ospita fossili di milioni d’anni fa, e l’onice, «difficile da lavorare, ma con i disegni più belli». Anche la componentistica è preziosa, costruita da ditte ticinesi e svizzere leader del settore. Bianchi spiega come i componenti siano «sviluppati e creati unicamente per noi, rispettando specifiche esigenze di progettazione e funzionamento, cosa che ci permette di far suonare il marmo in maniera esclusiva».

Prodotto d’élite non significa ritorno immediato: «Non basta una pubblicazione, non bastano dati tecnici e misurazioni. Bisogna sentirli» dice ancora Bianchi. A proposito di sentire. Il test d’ascolto è Keith Jarrett. «Le nostre casse possono trasformarsi in una macchina del tempo», conclude l’ideatore. «Ci si sente proiettati nel 1976, seduti sulle poltrone dell’Opera di Köln».

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