Locarnese

Così il Dna riesce a inchiodarlo 11 anni dopo

La ricostruzione della terribile esperienza capitata ai due anziani di Minusio accoltellati il 25 maggio del 2007

Ti-Press
12 aprile 2018
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“Accoltellati per due soldi”, titolava la “Regione” del 25 maggio 2007. Il riferimento era ad un efferato tentativo di rapina avvenuto all’alba del giorno precedente, in via alla Riva a Minusio, ai danni di due anziani (classe 1921 lui e 1926 lei) che nel Locarnese, 4 anni prima, dopo aver vissuto alcuni anni ai Caraibi, credevano di aver trovato il luogo di quiescenza adatto per stemperare le fatiche di una vita professionalmente intensa, da entrambi dedicata alla chimica. 

Ma il sogno, quel mattino prima delle 6, si era trasformato in un incubo, perché un uomo armato di coltello –che, ricordiamo, è stato ora identificato – aveva fatto irruzione nella villetta su due livelli forzando la porta finestra della stanza al primo piano situata a est dello stabile.  Una volta dentro, si era trovato faccia a faccia con i due anziani che ancora stavano dormendo.

Allora aveva dato di matto, prima prendendoli a botte, poi ripetutamente urlando “Money! Money!” in un inglese stentato, infine menando fendenti alla cieca con quella mano armata di coltello. Si era infine dato alla fuga con il povero bottino di un portamonete recuperato in un’altra stanza, lasciando le sue vittime con ferite di una certa gravità (sarebbero comunque state dichiarate fuori pericolo già la sera stessa) ma soprattutto uno choc che li avrebbe segnati al punto da dover abbandonare, non molto tempo dopo, la casa con dentro tutti i suoi ricordi.

Corrispondenza decisiva

Oggi, a undici anni dai fatti, l’ombra che gravava sul volto del rapinatore si è diradata grazie ad un complesso lavoro d’indagine svolto dagli inquirenti ticinesi (coordinati dal procuratore pubblico Nicola Respini) in collaborazione con le autorità estere. Infatti, come hanno comunicato stamattina lo stesso Ministero pubblico e la Polizia cantonale, l’autore ha un nome e un futuro dietro le sbarre della Stampa. Si tratta di un 34enne cittadino romeno già oggetto di un mandato di cattura internazionale.

L’uomo è appena giunto in estradizione dalla Germania, dove era posto in detenzione in per una serie di reati contro il patrimonio. La “paternità” del caso di Minusio gli è stata attribuita grazie ad una corrispondenza fra il suo Dna e quello rilevato a Minusio, nella villetta al civico 67 di via alla Riva. Una corrispondenza pesantissima e gravida di conseguenze, visto che l’uomo dovrà ora rispondere delle sue malefatte in un’aula di Assise criminali. Le ipotesi di reato a suo carico sono quelle di tentato omicidio intenzionale e rapina. 

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