Locarnese

Parco Nazionale: 'Nessuna censura a Losone'

Il Municipio ricostruisce il caso dello striscione degli oppositori e conferma il suo essere 'a favore della libera espressione d'opinione'

Uno dei manifesti degli oppositori in Valle Onsernone (foto: Ti-Press)
6 aprile 2018
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Uno striscione contro il Parco Nazionale di Locarnese, oggetto di una controversia, ha acceso gli animi sulla votazione in programma il 10 giugno, che interesserà gli abitanti di otto Comuni del Locarnese (Ascona, Bosco Gurin, Brissago, Centovalli, Losone, Onsernone, Ronco s/Ascona, Terre di Pedemonte), chiamati alle urne per decidere su quello che potrebbe essere il primo Parco nazionale in Ticino. 

Il Comune di Losone, in un comunicato stampa, ricostruisce l'oggetto della controversia, ovvero l'affissione di uno striscione anti-Parco da parte dell'inquilina di un'abitazione senza il permesso della proprietaria, la quale ha contattato la Polizia per chiedere informazioni sulla procedura da seguire. Il Municipio ricorda che gli agenti, "verificato che non era stata presentata la notifica prevista dalla Legge cantonale sugli impianti pubblicitari", hanno invitato l’inquilina a inviare la comunicazione al Municipio, cosa poi prontamente avvenuta. 

Ma "alcune persone hanno approfittato dell’occasione per attaccare la polizia e accusare il Comune di Losone di censura", sottolinea il Municipio. "Eppure – continua – lo striscione è al suo posto e la polizia ha solo ricordato alla persona interessata il rispetto delle procedure previste dalla legislazione cantonale". 

Il Comune di Losone, dunque, ribadisce il suo essere "a favore della libera e rispettosa espressione delle diverse opinioni, con l'auspicio che ciò sia segnale di democratica partecipazione alla cosa pubblica e non, al contrario, pretesto per inutili polemiche". Il tutto, relativamente all'apposizione di striscioni, "alle condizioni poste dalle normative vigenti, e fatti salvi eventuali motivi di sicurezza che dovessero impedirne la posa", distanziandosi "fermamente, nel caso concreto, dalla strumentalizzazione (con tanto di accusa di censura) fatta sui social media da parte di fautori del 'No al Parco'". 

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