Locarnese

‘Hefti, la preghiamo, rimanga’

Casa S. Carlo: gruppo di dipendenti scrive al direttore dimissionario invitandolo a cambiare idea

27 febbraio 2018
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In casi simili è sempre difficile capire dove si situi il confine fra sincerità e opportunità, e dove quello fra spontaneità e induzione. Ma è un fatto che a Casa San Carlo v’è un fronte apertamente schierato con il direttore uscente Stefano Hefti, entrato in carica l’anno scorso ma come noto fresco autore di clamorose dimissioni.

Sono due, le prese di posizione interne di cui la ‘Regione’ è venuta a conoscenza (e che integrano il quadro di sostegno al direttore abbozzato dalla lettera inviata al nostro giornale da 6 anziani ospiti): la prima è contenuta in uno scritto indirizzato a Hefti e firmato da un gruppo di impiegati, mentre la seconda è rivolta al Municipio di Locarno ed è sottoscritta da un numero ancora più significativo di dipendenti. Stando ai nomi dei primi firmatari, le due missive dovrebbero essere i frutti di uno stesso albero. Comunque, dalla prima lettera emerge la volontà che il giovane direttore cambi idea e ritiri le sue dimissioni. Questo, con “la convinzione che il suo operato finora è stato apprezzato – si legge –. Siamo convinti di aver intrapreso la giusta strada”, anche se v’è la consapevolezza “che ci vorrà ancora del tempo affinché i risultati siano tangibili non solo per noi collaboratori direttamente coinvolti, ma anche per la comunità del Locarnese”. Quanto alle esternazioni di alcuni dipendenti riportate il 21 febbraio dal nostro giornale, “non corrispondono minimamente alla realtà”, considerano i firmatari della lettera. Hefti viene ringraziato “per averci ascoltato fin dal suo primo giorno di lavoro, per averci guardato negli occhi, offerto fiducia e comprensione ancor prima di conoscerci personalmente, ma soprattutto per averci trattato con rispetto”. Un elogio che si allarga poi al responsabile delle cure, che come Hefti avrebbe “contribuito in maniera fondamentale alla progressione della progettualità operativa che negli ultimi mesi non rappresentava più un miraggio ma una realtà anche al San Carlo, dove ormai da tempo si era perso ogni stimolo”. Ciò, concludono gli impiegati, “ha permesso a tutti noi di adoperarci con maggiore serenità rispetto al passato, facendo crescere in noi il desiderio di portare avanti progetti a medio-lungo termine, che solo con la certezza del suo appoggio e della sua rassicurante presenza sarà possibile attuare”. Insomma, Hefti “è la persona giusta nel posto giusto, nonostante le tempistiche necessarie ad ottenere risultati evidenti per la comunità siano inevitabilmente molto lunghe”. La conclusione è un invito a “restare alla guida del San Carlo ancora per molto tempo e di rinunciare ufficialmente alle sue dimissioni annunciate il 9 febbraio scorso”.

Con la seconda lettera, indirizzata invece direttamente al Municipio, un gruppo di una quindicina di dipendenti si dissocia in primo luogo “fortemente” dalle critiche formulate al nostro giornale da alcuni interni. “Consapevoli di vivere un momento difficile da ormai parecchio tempo e di dover e poter migliorare, riteniamo che il lavoro svolto fino ad ora da tutta la nuova Direzione, seppur in tempi ridotti, sia positivo e nell’ottica di rinnovamento e miglioramento. Oggettivamente la situazione da loro ereditata non era delle più facili, come voi ben sapete, e quindi non risolvibile in pochi mesi”. Tra “buona parte del personale curante – si legge – è emersa la viva speranza che il direttore possa rivedere la sua posizione rispetto alle sue dimissioni”.

Hefti, Romano e Rossi oggi sentiti a Palazzo Marcacci

Intanto, molto altro sta succedendo attorno all’istituto: proprio oggi lo stesso Hefti sarà ricevuto a Palazzo Marcacci per essere sentito dal Municipio, e lo stesso succederà separatamente all’ex direttore sanitario dottor Gian Antonio Romano (molto critico sul ‘Caffè’ rispetto alla perdurante situazione di instabilità all’interno dell’istituto) e all’ex direttore ad interim Gianluigi Rossi. Non bastasse, al Municipio è stata inoltrata un’interrogazione da parte del leghista Aron D’Errico, che con il suo atto torna sulla presenza di “due infermieri frontalieri che sono diventati capireparto senza essere in possesso di un diploma Das”; questo, quando “i dipendenti residenti in Ticino andrebbero maggiormente tutelati e valorizzati”. Facendo riferimento al nostro servizio del 21 febbraio, il consigliere comunale della Lega chiede quindi giustificazioni assortite (anche in merito al rimborso dei costi di formazione) all’esecutivo in primis e anche al capodicastero Socialità Ronnie Moretti.

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