Locarnese

Parco nazionale, 'Le menzogne e la verità'

Replica dei fautori della riserva ambientale del Locarnese alle critiche, a mezzo stampa, degli oppositori

((Ti-Press))
12 febbraio 2018
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Solo obblighi e divieti per il progettato Parco nazionale del Locarnese (Pnl)? No, le cose non stanno proprio così, come vorrebbero far credere i suoi oppositori. È con un certo sconcerto che i suoi promotori commentano le dichiarazioni della controparte riportate nell’edizione di giovedì del nostro giornale. “Il processo legato all’istituzione di un Parco nazionale di nuova generazione in Svizzera è democratico e quindi ci sono voci contrarie, che rispettiamo, così come avviene nei confronti di ogni proposta che viene sottoposta al voto dei cittadini interessati – si legge nella comunicazione –. Nel caso specifico quelli degli otto Comuni del comprensorio del progetto (Bosco Gurin, Onsernone, Centovalli, Terre di Pedemonte, Losone, Ascona, Ronco sopra Ascona e Brissago). Ma non possiamo non puntualizzare alcuni punti”.

‘Parco regionale? Se ne parlò l’ultima volta nel 2009...’

“Parco nazionale o parco regionale, quale dei due scegliere?” – si chiedono, attoniti, i fautori della riserva ambientale –. “Siamo sorpresi. C’è una proposta di Parco regionale da valutare? L’ultima volta che ne abbiamo sentito parlare era nel 2009 e poi… più niente. Il progetto di Parco nazionale del Locarnese è invece molto concreto e sintetizza, in un solo strumento di gestione territoriale, la protezione della natura e Io sviluppo regionale. È in mano a Comuni e Patriziati. Infatti, per gestire il Parco i Comuni e i Patriziati coinvolti istituiranno un’associazione e potranno contare su un budget di oltre 5 milioni all’anno (ben 52 in 10 anni) e potranno così operare a favore del proprio territorio e delle iniziative dei suoi abitanti, con maggiore autonomia e libertà d’azione”.

Altro aspetto sul quale i responsabili del progetto di Pnl si soffermano, quello delle peculiarità territoriali: “Si comporrà di due tipi di zona: una zona periferica che interessa circa 3/4 del territorio e una zona centrale frammentata, che, a dispetto del nome, si troverà nei luoghi più discosti e impervi e ne rappresenta circa 1/4. Sull’insieme del comprensorio il Parco può attivarsi a sostegno delle iniziative locali con un aiuto alla progettazione, nella ricerca fondi e nella comunicazione. Nella zona periferica, che come è noto si può considerare come un parco regionale, le attività si orientano in particolar modo alla gestione del territorio e del paesaggio, al sostegno dell’agricoltura e dell’artigianato, della cultura e del turismo. Nella zona centrale si privilegia invece la libera evoluzione della natura tenendo conto comunque dell’importante presenza dell’uomo e delle sue attività. Nelle zone centrali, per esempio, ci saranno i pascoli tradizionali, anzi dove possibile si investe già nel rinnovo degli alpeggi come ben dimostra il progetto di Porcarescio in cui il Patriziato generale di Onsernone, con l’aiuto anche del Parco, sta investendo oltre 1,5 milioni di franchi. Il Parco supporta dunque il fragile settore dell’agricoltura con progetti concreti e sostegno agli agricoltori. Anche grazie al Parco sono stati promossi dei progetti di interconnessione e di qualità del paesaggio in agricoltura. Dapprima nelle Centovalli e poi su tutto il comprensorio. Essi portano agli agricoltori che gestiscono il territorio sostegni pubblici ricorrenti”.

‘Rustici, regole che non cambiano!’

Altro punto controverso, quello riguardante il futuro dei rustici: “Come presentato ampiamente durante le serate pubbliche – si legge nella presa di posizione – anche alla questione è stata data una risposta chiara da parte dell’autorità cantonale: le regole per i rustici all’interno di tutto il perimetro del Parco non cambieranno, sono quelle attuali come nel resto del Ticino. Il Parco, dunque i Comuni e i Patriziati, non ha nessuna autorità e interesse a espropriare alcunché sia nelle zone centrali che nelle zone periferiche. I pochi proprietari di rustici che si trovano nelle zone centrali sono stati coinvolti personalmente dai Comuni nella procedura di consultazione ed hanno avuto risposte chiare ai loro interrogativi”.

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