Locarnese

I due psicologi negano ogni addebito

La coppia locarnese contesta le accuse di ripetuta truffa e falsità in documenti

10 gennaio 2018
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Il secondo interrogatorio, che si è tenuto ieri, ha permesso di delineare i contorni della vicenda che vede coinvolta una coppia di psicologi locarnesi, per i quali la procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti ipotizza i reati di ripetuta truffa, ripetuta falsità in documenti e ripetuta violazione della legge federale sull’assicurazione malattie. I due, ai quali sono stati perquisiti gli uffici e bloccati i conti, hanno contestato le conclusioni della procuratrice. Marito e moglie hanno ribadito di aver sempre fatturato solo le prestazioni effettuate e che anche dal punto di vista della loro professionalità non c’è mai stata nessuna contestazione.

La questione riguarda piuttosto quella che viene definita la psicoterapia delegata. Gli indagati per anni sono stati legati contrattualmente a un medico svizzero-tedesco, che veniva a Locarno due volte alla settimana. Medico che ha cessato l’attività in Ticino nell’agosto 2016 e che è deceduto l’anno scorso. Lo stesso ha sempre supervisionato i casi e collaborato con i due psicologi. Tuttavia, stando all’accusa, avrebbe dovuto eseguire una visita iniziale dei pazienti, cosa che non sempre è avvenuta. La supervisione costante, si sono difesi gli accusati, c’è stata, con uno scambio d’informazioni sui casi; la visita iniziale non costituirebbe un obbligo di legge. La condivisione e l’aggiornamento sarebbero da considerarsi sufficienti. Argomentazioni che dovranno essere analizzate dalla procuratrice. Va anche detto che le casse malati – una di queste aveva segnalato il caso al Ministero pubblico – sono sempre state al corrente della trafila seguita: infatti le visite iniziali non effettuate non venivano neppure fatturate. Quindi conoscevano la prassi dello studio locarnese, ma nessuno si è mai fatto avanti chiedendo correttivi.

Al termine del contratto con il dottore d’oltre Gottardo (estate 2016), i due si erano rivolti a un medico del posto, che pure è stato sentito. Per lui nessun rimprovero, visto che supervisionava i casi ed eseguiva le visite iniziali. La collaborazione, iniziata dopo un breve periodo di transizione, è durata fino alla fine dell’anno appena concluso, quando è scattata l’inchiesta (il primo interrogatorio è del 4 dicembre scorso). Ieri i due psicoterapeuti hanno ribadito di aver sempre agito in modo professionalmente ineccepibile e, dal punto di vista finanziario, trasparente.

Resta da capire quanto sia imprescindibile la visita medica iniziale nell’ambito di una psicoterapia delegata. Ma anche a chi si può imputare la mancanza di tale visita: al medico che non l’ha effettuata, pur supervisionando le terapie, o agli psicologi che hanno curato i pazienti su delega? In ogni caso i due – assistiti dall’avvocato Andrea Giudici – contestano fermamente le ipotesi di reato, ripetuta truffa in primis.

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