Bellinzonese

Fabbrica del cioccolato: pagati (in parte) i creditori

Tramite concordato è stato trovato un accordo. Ora il presidente della fondazione con sede all'ex Cima Norma, Giovanni Casella, guarda al futuro

Il presidente della fondazione Giovanni Casella (Ti-Press)
17 settembre 2020
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La fondazione Fabbrica del cioccolato volta pagina e guarda avanti. Ma prima di farlo sana una parte dei suoi debiti. È quanto emerge da una delle ultime edizioni del foglio ufficiale che annuncia il raggiungimento di un concordato con i creditori e lo conferma da noi contattato il presidente Giovanni Casella, nel suo nuovo ruolo da agosto dello scorso anno, dopo che la fondazione era rimasta sguarnita a seguito della partenza dell’ex presidente Franco Marinotti a inizio 2019. «Mi sono trovato da solo con la necessità di completare il Consiglio di fondazione», spiega, ma anche di sistemare la situazione finanziaria che da anni incombeva sulla realtà nata nel 2016 per inserire contenuti culturali nell’ex fabbrica di Dangio. Una procedura di fallimento, ricordiamo, era già stata avviata e poi sospesa dalla Pretura del Distretto di Blenio nel maggio del 2018. Essendo lui stesso un importante creditore, Casella negli scorsi mesi ha deciso di fare una richiesta di concordato. Il pretore ha concesso lo scorso anno una moratoria provvisoria a scopo di concordato (poi allungata più volte fino ad agosto 2020).

C'erano debiti per circa 650mila franchi

Oltre a Casella il Consiglio di fondazione è stato nel frattempo rimpolpato con il vice presidente Bruno Brunetti e il membro Simon Berz; è inoltre stato affiancato da un commissario che ha vigilato durante la delicata fase degli scorsi mesi sfociata a inizio settembre nel concordato. Calcolando cifre prioritarie e secondarie, il totale dei debiti era di circa 650mila franchi, soldi dovuti in particolare ad artigiani ticinesi e della valle che hanno lavorato nell’ambito della preparazione di mostra, ma anche fatture di vario genere scoperte e artisti non pagati (il buco era di fatto venuto a galla dopo la denuncia su un blog internazionale d’arte. I vari crediti sono stati verificati singolarmente ed è stata allestita una graduatoria. «A quel punto bisognava trovare i soldi per pagare i creditori», sottolinea Casella.

Venduti (a lui stesso) alcuni spazi

La decisione è stata di cedere alcuni spazi della fondazione situati all’interno dell’ex fabbrica al presidente stesso, che li ha acquistati sotto forma di diritto di acquisto. Ottenuta questa liquidità e convinta l’assemblea dei creditori ad accettare la proposta di concordato (ad altissima maggioranza, spiega Casella), sono dunque stati effettuati i pagamenti. Si tratta di una trentina tra piccoli e grandi creditori (quelli importanti sono 5-6 ci viene detto) che però non hanno ottenuto tutti la cifra totale di quanto spettava loro. Come definito dal concordato, una parte ha infatti ha ottenuto una percentuale del dovuto. Riportiamo ad esempio il caso di un artigiano che a fronte di fatture scoperte per 17mila franchi ne ha ora ricevuti 4mila.

La fondazione guarda avanti

«Era nel nostro interesse effettuare questo concordato per poter andare avanti. Oltre alla vecchia gestione se n’è infatti attivata una nuova per l’organizzazione di un festival culturale, il Cima Norma Art Festival, andato in scena sull’arco di 10 giorni a fine agosto», afferma Casella. «Malgrado fossimo in clima di pandemia e vi fosse fino all’ultimo l’incognita sulla possibilità o meno di organizzare gli eventi, siamo riusciti a proporre un programma di qualità grazie al sostegno di pubblici e privati che ci hanno sponsorizzato (il budget è stato di 75mila franchi, ndr.) e grazie all’impegno da parte del direttore artistico Elio Schenini, ex curatore del Museo cantonale d’arte di Lugano e tra i curatori del Lac». L’intenzione, continua Casella, è ora di organizzare tale manifestazione ogni anno, proponendo eventi multidisciplinari legati al mondo del cinema, del teatro ma anche di altri settori artistici, diluiti su un periodo più esteso e associandoli anche a un’esposizione. «Stiamo già pensando alla prossima edizione e vorremmo organizzare appuntamenti non solo nell’ex fabbrica ma anche sul territorio per animare l’intera valle, purtroppo poco sostenuta e un po’ dimenticata rispetto ad altre regioni del cantone».

Oltre a questo festival, il presidente cita inoltre la collaborazione con un gruppo di Zurigo che sta sviluppando un programma residenziale per artisti e scienziati che già attualmente soggiornano alla Cima Norma per alcune settimane. In futuro potrebbero nascere programmi di studio anche più lunghi. L’intenzione è ora quella di ampliare il Consiglio di fondazione e preparare programmi di investimento e di attività lasciandosi alle spalle al passato, da cui il presidente assicura di aver imparato. «Con il senno di poi posso dire che sicuramente sono stati fatti degli errori e all’inizio la situazione è scappata di mano, ma nessuna attività parte senza avere degli oneri, bisogna farne esperienza».

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