Bellinzonese

Il piano pandemico dei pompieri di Bellinzona

Caserma deserta, misure specifiche per gli interventi e senso di responsabilità: così il corpo garantisce l'operatività

Mascherine obbligatorie sui mezzi di servizio (Foto Ti-Press)
4 aprile 2020
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Presenze in caserma praticamente azzerate, sedute di formazione rimandate e regole precise da rispettare durante gli interventi. Anche il Corpo pompieri della Città di Bellinzona si adatta all’emergenza sanitaria per continuare a garantire la prontezza di intervento in questo complicato periodo. «La situazione è sotto controllo: l’operatività è ampiamente garantita – afferma da noi contattato il comandante Samuele Barenco –. Abbiamo però dovuto adottare un piano pandemico, puntando sulla decentralizzazione: in caserma non entra più nessuno, se non per la necessità di equipaggiarsi per effettuare un intervento. Anche i militi professionisti, che solitamente vi trascorrono otto ore al giorno, sono a casa in attesa di eventualmente entrare in azione. Si tratta certamente di una misura invasiva per la nostra organizzazione, che tuttavia riusciamo a gestire e coordinare». Sono sospese tutte le esercitazioni, così come i numerosi momenti aggregativi all’interno del corpo, molto importanti per un’organizzazione essenzialmente basata sul volontariato. «Decentralizzare si rende necessario per preservare il nostro personale, sul quale per il momento possiamo contare in maniera ottimale senza nessun stravolgimento del piano dei turni», che continuano a essere coperti da squadre composte da professionisti e volontari.

Un milite positivo e altri in isolamento

Dei circa 200 militi arruolati fra i ranghi del corpo di Bellinzona (i professionisti sono 16), si fissa attorno al 2% la percentuale dei pompieri momentaneamente non operativa. «Ciò è dovuto alla conferma di 1 caso di Covid-19, e ad altri militi attualmente in isolamento perché non si sentivano bene, i quali non sono stati sottoposti al test».

Disposizioni specifiche di prevenzione sono state definite per svolgere gli interventi in massima sicurezza. «Le misure vengono calibrate in funzione della specificità dell’evento e della situazione. Negli scenari in cui sono presenti altri enti di soccorso e sono quindi coinvolte terze persone, si osservano le misure indicate dai servizi di autoambulanze. Regole che come minimo prevedono di indossare mascherine e guanti, e in alcune situazioni anche la tuta completa. Se invece l’intervento riguarda solo i pompieri, come potrebbe essere il caso di un incendio boschivo, i problemi di distanza sociale si riducono. Anche in queste situazioni i militi dovranno però prestare attenzione se si avvicinano ai compagni». Regole precise sono state adottate anche per i veicoli in dotazione del corpo, con restrizioni per il numero di persone che possono viaggiare sullo stesso mezzo. «Pur limitando il numero di militi a bordo, la distanza all’interno dei veicoli rimane comunque ridotta. Per questo abbiamo disposto l’ordine di indossare sempre la mascherina durante gli spostamenti».

Interventi in calo. Ma attenzione alle candele

Da quando il virus ha chiuso in casa la popolazione, la percezione del comandante è che gli interventi siano diminuiti. «Quelli legati al traffico e alle attività professionali sono infatti la causa principale degli eventi che solitamente ci vedono coinvolti. D’altro canto, con il fatto che così tante persone si trovano al proprio domicilio, potrebbero esserci più incendi domestici». Dall’Italia giungono per esempio numerose notizie che indicano l’aumento dei roghi presso le abitazioni a causa dell’accensione su balconi e davanzali di candele in segno di speranza, solidarietà e ringraziamento. «Alle nostre latitudini non si sono ancora registrati simili episodi. Il consiglio è di non lasciare incustodite le candele o altre possibili fonti di incendio».

Per il momento, così come tutti gli altri corpi in Ticino, i pompieri di Bellinzona non sono stati chiamati in causa per dare supporto diretto all’emergenza sanitaria, ma hanno comunque funto da punto di riferimento per la protezione civile e altri corpi pompieri regionali per quanto riguarda le procedure pratiche da adottare. «Rappresentando uno dei due centri cantonali di competenza nell’ambito del servizio Abc (atomico-biologico-chimico), abbiamo ricevuto l’incarico da parte dello Stato maggiore di condotta di elaborare dei concetti sfruttando le nostre conoscenze nell'ambito della decontaminazione».

Azzerate le possibilità di incontro in caserma, si sfrutta la tecnologia per organizzare il lavoro e mantenere alto il morale. «Usiamo le videochat anche solo per guardarci in faccia e capire come ognuno di noi stia vivendo questo difficile momento. Fra i militi prevale comunque una certa tranquillità – conclude il comandante –. C’è grande senso di responsabilità e ho l’impressione che tutti siano sul pezzo». 

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