Bellinzonese

Chiese e utili Amb: Bellinzona vota le convenzioni

Mentre per la Petrolchimica il Cc boccia la risoluzione Mps che chiedeva di non partecipare alla procedura: cura urgente, i costi dopo

Il sedime contaminato di Preonzo (Ti-Press)
22 ottobre 2019
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“Il Municipio di Bellinzona non entri in materia su un’eventuale partecipazione della Città alla procedura e al finanziamento dei costi di risanamento del sedime ex Petrolchimica di Preonzo e faccia i passi necessari affinché i costi del risanamento siano assunti dalla Tamoil Sa”, proprietaria della società sino al fallimento intervenuto nel 1996. È la richiesta contenuta nella risoluzione presentata in Cc dalle consigliere Mps Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini; risoluzione che con 4 favorevoli e 47 contrari è stata bocciata ieri sera dal legislativo cittadino in apertura di seduta. Seguendo anche l'indicazione municipale, il plenum ritiene che la Città debba essere in prima fila nella gestione della procedura; priorità dunque alla bonifica, mentre l’aspetto dei costi (20-25 milioni) potrà essere affrontato successivamente.

Il paziente è grave, la cura urgente

Fabio Käppeli a nome del gruppo Plr ha chiesto che la Città «sia un attore nella procedura di risanamento avendo una responsabilità verso le generazioni future. Non vogliamo ovviamente che sia l’ente pubblico ad assumersi i costi. Siamo però fiduciosi affinché si collabori col Cantone nella ricerca dei responsabili e li si chiami alla cassa». Gabriele Pedroni (Ppd): «Il sito è contaminato e il Municipio con urgenza deve fare i passi necessari per bonificarlo. Il paziente è grave e bisogna curarlo subito; in un secondo tempo si potrà poi affrontare l'aspetto finanziario». Sulla stessa lunghezza d’onda Renato Züger (Sinistra): «Se da una parte lo spirito della risoluzione è condivisibile, dall’altra la proposta contiene parecchie criticità. E peraltro il seguito della procedura non dipende dalla Città ma dal gruppo di autorità coinvolte fra Cantone e Confederazione». Lapidario Tuto Rossi (Udc): «La Legge sulla protezione dell’ambiente dice chiaramente che chi inquina paga». Quanto al Cantone, a metà ottobre il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali rispondendo a un’interpellanza Mps ha spiegato in Gran Consiglio che il Consiglio di Stato «farà il possibile per evitare che l’ente pubblico si sobbarchi i costi di risanamento o bonifica». Quanto alla ripartizione della spesa il ministro ha sottolineato che l’ente pubblico si assume i costi nel caso in cui i responsabili non fossero rintracciabili o siano insolventi. In tal caso può chiedere alla Confederazione una partecipazione alla spesa fino a un massimo del 40%. Rispetto alla proposta Mps di far pagare tutto alla Tamoil senza dunque far pesare la spesa sulla collettività, Zali ha spiegato che sono in corso verifiche in tal senso. Dal canto suo il sindaco Mario Branda ha espresso alcuni timori: «Non vorremmo che le discussioni sul finanziamento ritardassero un intervento urgente. Chiediamo quindi di respingere la risoluzione. Non possiamo più tergiversare, dobbiamo trovare rimedio a uno degli inquinamenti più gravi tutt’oggi presenti in Ticino».

C’è chi dice no: Sinistra e Ppd

Luce verde poi a due convenzioni, da una parte quella con i Comuni non aggregati per la ripartizione degli utili dell’Azienda multiservizi (Amb), dall’altra quella relativa al contributo annuo complessivo di 253mila franchi (metà quale sostegno all’attività didattica nelle scuole, metà per l’attività sociale svolta nelle rispettive comunità) a favore delle 16 parrocchie e della chiesa evangelica riformata attive nel comprensorio. Da Sinistra alcuni contrari hanno motivato il loro no difendendo la laicità delle istituzioni. Sul fronte Amb i cinque Municipi hanno trovato un accordo decennale che prevede un totale annuo di 750’000 franchi (oggi è di 1,15 milioni) e l’impegno dei quattro Comuni a riscattare la rete elettrica. Contrario alla convenzione il gruppo Ppd. Paolo Locatelli, relatore di minoranza, ha ricordato che la soluzione individuata non prevede soltanto una ridistribuzione cash ma anche agevolazioni nell’uso di infrastrutture aggregate: «Troppa generosità». Il vicesindaco Andrea Bersani ha difeso l’accordo «raggiunto dopo un percorso difficile. Ora, ci sono in ballo equilibri regionali che devono indurci a mantenere i rapporti il più possibile civili e distesi. Ed è impossibile tornare al tavolo delle trattative».

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