Il Dss li ha collocati nelle analoghe strutture di Castione, Cadro e Paradiso dov’erano ancora disponibili alcuni posti letto. Dalle 19 presidio in corso
Circa 20 dei 32 rifugiati ospiti nel centro Pci di Camorino sono stati trasferiti nelle analoghe strutture di Castione, Cadro e Paradiso dov’erano ancora disponibili alcuni posti letto. Lo ha deciso il Dipartimento sanità e socialità (Dss) quale soluzione alle proteste e allo sciopero della fame avviato lunedì contro la chiusura temporanea del rifugio di Camorino durante il giorno. Chiusura – considerate l’annunciata canicola e la situazione creatasi la scorsa estate sfociata in reclamazioni per il caldo eccessivo negli accantonamenti e l’inadeguatezza della situazione – resasi necessaria dalle 9 alle 18 per consentire il rinfrescamento dei locali col sistema di areazione.
Provvedimento non gradito dai rifugiati i quali, una volta all’esterno, ritengono di soffrire ancora di più il gran caldo, peraltro senza sapere dove andare con i pochi franchi a disposizione. Nemmeno accolta positivamente è stata l’alternativa offerta loro da Dss e Dipartimento istituzioni, ossia usufruire del locale esterno dove vengono svolte solitamente attività d’integrazione e dov’è prevista l’attivazione del wifi (presente nel bunker) che è l’unico mezzo per tenere i contatti con familiari e conoscenti.
L’atteggiamento delle autorità è stato criticato da più parti. Il Collettivo R-Esistiamo, già attivatosi nei mesi scorsi chiedendo di non più usare i bunker per questi scopi, ha chiesto un incontro al consigliere di Stato Raffaele De Rosa. Collettivo che ha preso parte in serata a un presidio organizzato a partire dalle 19 dal centro sociale Il Molino. La polizia – presente all'entrata della zona con una dozzina di agenti – ha tuttavia chiuso il cancello principale e inizialmente impedito alla cinquantina di manifestanti di avvicinarsi al bunker. Poi, dopo le 20, ne ha fatti avvicinare alcuni, ma non il fotografo di Ti-Press inviato sul posto dalla 'Regione'. Infine Mps (con un’interrogazione) e i Verdi (comunicato) hanno chiesto al governo di implementare urgentemente soluzioni d’accoglienza più dignitose nel rispetto dei diritti umani.