Bellinzonese

Libertà condizionale per Bomio, ma è indagato per corruzione

L'ex dirigente della Società Nuoto Bellinzona era stato condannato a 11 anni per abusi su minori. Licenziata la funzionaria cui ha prestato 50'000 franchi

8 maggio 2019
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«Lui il re e loro i sudditi traditi, soggiogati e abusati sessualmente». Era il 9 agosto 2013 quando il giudice delle Assise criminali Marco Villa motivava così gli 11 anni di reclusione inflitti all’allenatore e presidente della Società Nuoto Bellinzona Flavio Bomio per i reati perpetrati ai danni di quindici nuotatori minorenni fra il 1998 e il 2011. Da un mese l’ormai 77enne è al beneficio della libertà condizionale. Dove si trovi – a Bellinzona, in Ticino, Oltralpe o all’estero – non è dato sapere. Il Codice penale sancisce che di regola il condannato giunto ai due terzi di espiazione della pena può beneficiare di un graduale ritorno alla libertà; che viene però negata in caso di prognosi negativa. Nel caso specifico oltre ai quasi sei anni trascorsi in stato di reclusione vanno aggiunti i venti mesi di detenzione preventiva accumulati fra l’arresto e la sentenza. Nel darne notizia ‘Ticinonline’ ha spiegato oggi che un ruolo particolare nella decisione adottata dall’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi lo hanno giocato le condizioni di salute, precarie, e la condotta avuta in carcere, buona. Buona? C'è da chiederselo. Infatti un anno fa, ricordiamo, il procuratore generale Andrea Pagani ha aperto un’inchiesta – tuttora pendente – contestandogli il reato di corruzione attiva. Co-indagata per corruzione passiva l’assistente sociale che lo seguiva in carcere – alle dipendenze dell’Ufficio cantonale dell’assistenza riabilitativa che opera nell’ambito penale e post-penale, la quale nel frattempo si è vista intimare il licenziamento – e suo marito (per istigazione). Bomio nel 2016 aveva versato loro 50’000 franchi, un prestito – ha spiegato il terzetto agli inquirenti ­– necessario a sostenere nell’immediato le spese derivanti da un incidente stradale. Quanto ai reati di natura sessuale, sono due le domande che è lecito porsi: Bomio corre il rischio di recidiva? I servizi che lo hanno seguito in carcere avranno davvero capito se sia pronto a tornare nella società civile? Interpellata dalla ‘Regione’, Luisella De Martini, capo dell’Ufficio assistenza riabilitativa, premette di non potersi esprimere sul caso. La decisione – puntualizza – in tutti i casi poggia su un’analisi completa della persona e della sua situazione, e non solo sulla sua condotta tenuta in carcere o sullo stato di salute. Tuttavia proprio questo elemento – aggiunge – può concorrere alla definizione di una prognosi positiva qualora sia tale da considerare nullo il rischio di reiterazione del reato per il quale è stato condannato. A ogni modo – prosegue – la valutazione include le modalità con cui il condannato ha assunto le proprie responsabilità durante e dopo il procedimento penale, come si è atteggiato verso le vittime, dove andrà a vivere, quale percorso di reintegrazione intende seguire. «E comunque è la società stessa, a seguito anche dell'eco mediatica, a crearsi gli anticorpi che impediranno la reiterazione del reato». Detto brutalmente, si è marchiati a vita. E questo la persona condannata lo sa bene. O dovrebbe.

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