Bellinzonese

Officine: 'Siamo contro il binario morto'

Costituito un comitato per il no all’iniziativa ‘Giù le mani dalle Officine’ in votazione il 19 maggio

Ti-Press
15 aprile 2019
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«Evitiamo di imboccare un binario morto». “Per non fermare il treno del progresso” il neocostituito comitato per il no a ‘Giù le mani dalle Officine’ lancia un appello ai cittadini e invita a respingere l’iniziativa popolare in votazione il 19 maggio. «L’iniziativa obbligherebbe lo Stato a farsi promotore industriale in un campo in cui non ha nessuna esperienza, sobbarcandosi i relativi rischi imprenditoriali», ha fatto presente ieri il membro di comitato Gabriele Gendotti, durante un incontro con i media. I membri del comitato per il no hanno rimarcato come una sorta di cantonalizzazione delle Officine, rappresenterebbe un nuovo compito per il Cantone “di difficile attuazione e un pericoloso precedente di sostituzione dello Stato, qualora le basi economiche di un’attività aziendale non fossero più date”. Anche la consigliera nazionale Roberta Pantani non vede di buon occhio una società a gestione mista. «Oggi i terreni sono delle Ffs, nella prevista società mista chi comanderebbe, chi farebbe cosa? E in caso di disavanzi chi coprirebbe le perdite?», sono alcuni dei quesiti sollevati dalla parlamentare. I relatori hanno evidenziato che le incognite legate alla possibilità di espropriazione di un’azienda della Confederazione, “nel caso quasi sicuro di non accettazione delle Ffs di una conduzione mista, nonché la questione dell’eventuale indennizzo, sono tematiche dal potenziale estremamente pericoloso dal profilo giuridico, poco comprensibili dal profilo politico e sicuramente non sostenibili da quello economico per il Cantone”. Perplessità sono state sollevate anche dal consigliere nazionale Fabio Regazzi: «Per quanto riguarda la competitività, sarebbe suicidario trasformare le Officine in una società pubblica con una partecipazione del Cantone».

‘Iniziativa non più attuale’

«L’iniziativa è superata e guarda a un passato che non c’è più», ha evidenziato Gendotti, ricordando che nel 2008 anche lui era sceso in piazza a sostegno del comitato ‘Giù le mani della Officine’. «Se oggi mi trovo a combattere l’iniziativa di allora, è perché le premesse sono totalmente cambiate – ha sottolineato–. Va riconosciuto che l’evoluzione della tecnologia ferroviaria è mutata al punto da esigere scenari diversi, tanto da imporre oggi soluzioni innovative diverse e sostenibili a lungo termine». Per il comitato per il no all’iniziativa, la dichiarazione di intenti sottoscritta tra Cantone, Città di Bellinzona e Ffs, permette di assicurare sul lungo periodo posti di lavoro qualificati in Ticino, garantendo i 200-230 impieghi promessi. «Non ci saranno licenziamenti, fatto raro in caso di ristrutturazioni industriali, anzi l’attività attuale continuerà nella fase di transizione; la riduzione di personale avverrà tramite pensionamenti e verranno investite risorse nella formazione, perfezionamento e riconversione professionale per disporre di personale altamente qualificato», Renzo Ambrosetti, pure membro di comitato. Oltre ai 200-230 posti previsti nel nuovo impianto industriale di Castione, Pantani tiene a far presente che nell’area attuale occupata dalla Officine è previsto un parco tecnologico che permetterà l’insediamento di nuove aziende con posti di lavoro a valore aggiunto. Il comitato per il no all’iniziativa è completato da: Franco Ambrosetti, Henrik Bang, Attilio Bignasca, Bixio Caprara, Aleardo Cattaneo, Marco Chiesa, Christian De Tann, Walter Gianora, Franco Lazzarotto, Giovanni Merlini, Giorgio Noseda, Paolo Papa, Luigi Pedrazzini, Sergio Rossi e Marco Tognola. Ulteriori indicazioni sul sito: binariomorto.ch.

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