Bellinzonese

Nel carrello niente plastica, possibile?

Quattro mamme hanno provato a fare la spesa in un supermercato del Bellinzonese cercando di evitare imballaggi in plastica. Una missione praticamente impossibile.

Un esempio di spesa spontanea: un imballaggio per ogni alimento
2 aprile 2019
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Fare la spesa evitando completamente gli imballaggi in plastica è possibile? Quattro mamme ci hanno provato negli scorsi giorni in un supermercato del Bellinzonese, ma l’esperimento ecologico si è rivelato piuttosto complicato. Ciò che tutte e quattro hanno riscontrato è che il quantitativo di plastica che si porta a casa facendo la spesa è notevole ed è pressoché impossibile farne a meno. «Anche se ho cercato di evitarla, alla fine ne ho trovata comunque nel mio cestino. Questo perché è presente nelle etichette del prezzo, in vari contenitori e persino nel pacchetto di riso che apparentemente è fatto solo di cartone», spiega Stephanie Rauer, una delle partecipanti alla prova. La nostra interlocutrice dice di aver pure dovuto rinunciare all’acquisto di alcuni prodotti della lista della spesa perché non vi erano alternative senza imballaggio di plastica, in particolare per quanto riguarda i broccoli, l’insalata, lo yogurt e il latte. “Purtroppo questi imballaggi, appena arrivati a casa diventano rifiuti e devono poi essere lavati, messi in un altro sacco di plastica e portati all’ecocentro. Alla fine questa plastica la paghiamo ben due volte, una volta all’acquisto e una volta per lo smaltimento”, scrivono le partecipanti in un resoconto inviato alla redazione a seguito del test.

Con il bio cambia poco

Dall’esperimento è emerso che la situazione non cambia molto nemmeno acquistando merce di produzione biologica; anche questi alimenti sono spesso imballati con la plastica. E non di rado – fanno presente le mamme – i prodotti bio provengono da Paesi lontani.
Le mamme hanno notato che per fare una spesa consapevole è necessario più tempo. «Inoltre non tutto si trova al supermercato. Una buona alternativa è quindi recarsi direttamente dai contadini, il prezzo spesso è minore, verdura e frutta non sono imballate e la qualità è migliore», afferma Rauer. «Nel limite del possibile cerco di autoprodurre o coltivare ciò che mi serve. Ogni pomodoro che facciamo crescere a casa non consuma l’acqua in un Paese lontano, non deve essere trasportato e imballato».

Possibile usare i propri contenitori, ma manca l’informazione

Un’altra mamma che ha preso parte al test, Pamela Colotti, si è detta a dir poco sorpresa della mancanza di informazione ai clienti. In particolar modo riguardo alla possibilità che c’è da tre anni di portare i propri contenitori per l’acquisto di alimenti da banco (tranne il pollame). Lo stesso problema è stato riscontrato anche da Sara Totti e Manuela Gigantelli, che pure hanno partecipato all’esperimento. Dal canto suo, Rauer racconta che al banco del formaggio il venditore le ha raccontato che nonostante il supermercato permetta da tre anni di portare i contenitori da casa, finora solo un consumatore lo ha fatto. Proprio per questo le quattro partecipanti all’esperimento invitano i supermercati a informare meglio i consumatori sul fatto che sia possibile portare da casa dei contenitori riutilizzabili. Al termine della spesa le quattro mamme hanno formulato delle proposte volte a favorire acquisti più consapevoli a beneficio dell’ambiente. In primo luogo, fanno presente che è meglio evitare la plastica piuttosto che riciclarla e invitano quindi i consumatori a portare i propri contenitori per l’acquisto di prodotti al banco della carne e del formaggio, ma anche per la frutta e la verdura. “Come consumatori abbiamo un grande potere, sta nella scelta di cosa portiamo a casa”. Oltre a ciò le mamme invitano ad appoggiare i produttori locali che offrono merce sfusa e auspicano che anche nel Bellinzonese possano essere aperti negozi senza imballaggi come già esistono nel Luganese e Locarnese “per poter scegliere che tipo di spesa fare e promuovere l’economia locale”, scrivono.

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