Bellinzonese

Fine del presidio. Branda: 'Giusto non intervenire'

Dopo quasi 48 ore, ieri pomeriggio è terminata la manifestazione non autorizzata in favore dei migranti. Il sindaco prende posizione sull'interpellanza leghista

26 novembre 2018
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Sono rimasti accampati per quasi 48 ore senza badare a freddo, pioggia e stanchezza. Un presidio, quello dei manifestanti del Collettivo R-esistiamo – cominciato venerdì alle 17.30 e concluso ieri alle 16.30 in piazza Governo a Bellinzona – con l’obiettivo di dimostrare solidarietà a tutti coloro che sono oppressi da regimi e politiche migratorie. “Le persone che hanno deciso di dar vita a questo accampamento meticcio – scrive il collettivo in una nota pubblicata su Facebook – hanno ragioni, biografie e provenienze diverse, ma in comune hanno deciso di non ritenere più sopportabile un regime migratorio basato su xenofobia, segregazione ed espulsione”. Col motto “Meglio in strada che sottoterra”, il gruppo ha voluto dare voce in particolare alla questione dei migranti “che si vedono costretti a vivere nel bunker di Camorino”, dove quest’estate (vedi ‘laRegione’ del 9 agosto) erano effettivamente emerse criticità riguardo alle condizioni all’interno del Centro richiedenti l’asilo (tra le principali problematiche figuravano l’insufficiente aerazione degli spazi, il cibo scaduto, l’infestazione da cimici da letto e la scarsa pulizia).

Con un programma composto da assemblee, interventi, musica, cibo e proiezioni, la manifestazione andata in scena nel fine settimana ha fatto seguito al corteo organizzato lo scorso 27 ottobre a Bellinzona, quando circa 250 persone avevano invocato la chiusura del bunker. Ieri, una volta sbaraccate tende, teloni e tavolini, il Collettivo ha diramato un comunicato stampa in cui precisa che “il presidio è permanente: altre azioni di solidarietà seguiranno”.

Risposte alle critiche della Lega

Un altro segnale forte, dunque, che ha suscitato alcune criticità. Non si è fatto attendere il comunicato stampa della Lega di Bellinzona seguito, poche ore più tardi, da un’interpellanza inoltrata al Municipio firmata dalla consigliera comunale Lelia Guscio a nome della sezione. Il punto cruciale riguarda l’autorizzazione per l’occupazione del suolo (mai richiesta all’esecutivo da parte del Collettivo) e il mancato intervento degli organi di polizia al fine di smantellare il presidio. “Come può il Municipio aver tollerato questa situazione di grave irregolarità?”, si legge nel testo dell’interpellanza. Da noi contattato, il sindaco di Bellinzona, Mario Branda, ha voluto prendere posizione in merito. «Col senno di poi riteniamo di aver fatto le scelte corrette – afferma il sindaco –. In queste situazioni è infatti giusto commisurare i rischi con i costi di un intervento che sarebbero comunque risultati importanti».

«Le persone in questione – continua Branda – si sono accampate sul giardino di piazza Governo nel corso della notte tra venerdì e sabato. Ci siamo quindi ritrovati con una situazione di fatto sabato mattina», quando è avvenuta una valutazione con il capodicastero Sicurezza e il comando della Polizia comunale. «Dalle informazioni che avevamo in quel momento – prosegue il sindaco – si trattava comunque di una manifestazione pacifica e tranquilla. Apparentemente non vi era infatti pericolo per persone e beni». Benché l’accampamento non fosse autorizzato, date le circostanze ‘pacifiche’ si è quindi deciso di non intervenire, optando per un monitoraggio della situazione. «Fermo restando – precisa Branda – che nel caso in cui ci fosse stato un aggravamento dei rischi, un intervento sarebbe stato possibile». Ieri mattina, poi, un nuovo punto della situazione e la conferma che «le persone si sono comportate in modo corretto, senza arrecare ulteriori turbative all’ordine pubblico a parte l’occupazione del giardino». Il Municipio ha però posto una ‘deadline’, alle 18. Il termine è stato comunicato ai manifestanti, i quali alle 16.30 vi hanno dato seguito: «Lo hanno fatto tranquillamente – conclude il sindaco –, lasciando il prato pulito, dimostrando dunque correttezza anche da questo punto di vista».

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