Bellinzonese

Via le doppiette dalla golena di Bellinzona

Convivenza a rischio nella sponda destra fra chi passeggia e chi pratica la caccia bassa: il Dipartimento del territorio la vieterà anche a nord del ponte Tatti

12 novembre 2018
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Un piccolo passo indietro per evitare incomprensioni o situazioni che possano mettere a rischio l’incolumità delle persone. È quello che il Dipartimento del territorio chiederà di fare, dal prossimo autunno, a chi pratica la caccia bassa lungo la sponda destra del fiume Ticino fra il ponte Tatti di Bellinzona e Gorduno. «In effetti quello è l’unico tratto di golena del Piano di Magadino dove finora si è ritenuto di poter ancora consentire la pratica dell’arte venatoria», spiega alla ‘Regione’ Fabio Croci, capo Servizio guardie dell’Ufficio cantonale caccia e pesca al Dipartimento del territorio. Un’area tuttavia sempre più apprezzata e frequentata da persone che vi si recano per passeggiare, anche con bambini e cani, oppure in sella al rampichino. Ciò che una volta poteva sembrare poco attrattivo, nel tempo è diventato un luogo di svago con poche pretese per un numero crescente di persone. Una situazione nota al Dipartimento del territorio, che però ha finora ritenuto di non dover intervenire, se non attraverso controlli puntuali per sensibilizzare i cacciatori. Per contro, una recente segnalazione ha indotto l’autorità a riprendere e aggiornare le proprie valutazioni. E a decidere per l’introduzione del divieto di caccia a partire dall’autunno 2019. «Lo si è deciso – sottolinea Croci – considerando la situazione caratterizzata da rischi oggettivi e confidando nella comprensione dei cacciatori toccati dal provvedimento».

Spari la domenica mattina

A interpellare la Polizia cantonale domenica mattina 21 ottobre è stata una donna di Galbisio intenta a passeggiare, insieme a otto persone pure accompagnate dai loro amici a quattro zampe, nell’apposito percorso per cani realizzato dalla Città sulla sponda sinistra del Ticino, a sud del camping di Molinazzo. Verso le 8.30 il gruppo ha udito degli spari esplosi da alcuni cacciatori a un centinaio di metri nella golena di sponda destra. Sorpresi e preoccupati i proprietari dei cani hanno allertato la Polizia cantonale che ha avvisato i guardiacaccia del Bellinzonese, i quali non hanno potuto recarsi subito sul posto poiché impegnati nell’alta Val Morobbia. La stessa scena si è ripetuta il sabato successivo, 27 ottobre. Dopodiché la segnalazione è giunta al nostro giornale, cui viene spiegato che uno dei proprietari di cani, di casa dietro il camping, in tempi recenti subito dopo aver udito uno sparo ha rinvenuto sul proprio terrazzo dei pallini del tutto simili a quelli contenuti nelle cartucce per la caccia bassa. Questa fattispecie non è però stata segnalata alla Polizia cantonale; né a quella comunale risultano altri reclami; all’oscuro anche il municipale Christian Paglia (Dicastero opere pubbliche e ambiente) a suo tempo attivatosi per realizzare l’area cani.

Il Regolamento venatorio cantonale 2018 ricorda all’articolo 53 che la caccia bassa può essere praticata a una distanza minima di 50 metri da edifici abitati, campeggi, sentieri didattici e percorsi vita. In pratica aree per lo svago identiche a quelle presenti lungo le due golene. «Vi sono effettivamente in Ticino – rileva Fabio Croci – alcune zone di caccia bassa sensibili che teniamo sotto stretta osservazione. Non appena ci vengono segnalati degli spari, cerchiamo di recarci sul posto per verificare il rispetto della distanza e sensibilizzare i cacciatori in un’ottica di prevenzione. Il sistema funziona bene, ma purtroppo può succedere che non riusciamo a intervenire immediatamente». Laddove vi sia l’impressione che le regole di convivenza non siano rispettate e che l’incolumità delle persone sia messa a rischio, aggiunge Croci, «è giusto rivolgersi alla Polizia cantonale, che interviene direttamente o si coordina con i nostri servizi».
D’altra parte l’auspicio dell’Ufficio caccia e pesca è di venire consultato, al pari di altre istanze cantonali, quando vengono pianificate nuove aree svago, o nuovi contenuti in comparti naturali, prossime a zone nelle quali è possibile praticare la caccia. «Nel caso del percorso cani il nostro coinvolgimento, in ottica consultiva, sarebbe stato auspicato».

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