Bellinzonese

La sparatoria di via Odescalchi di nuovo in tribunale

Oggi in Pretura penale a processo per favoreggiamento il fratello di uno dei cinque condannati per l'uccisione di un 35enne avvenuta a Chiasso nel 2015

Sera dell'8 ottobre 2015: la scena del crimine a Chiasso (Ti-Press)
11 luglio 2018
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Appendice giudiziaria oggi in Pretura penale per il delitto di via Odescalchi a Chiasso consumatosi la sera dell'8 ottobre 2015, quando un portoghese di 35 anni è stato freddato a colpi di pistola. Cinque, nel settembre 2016, le condanne a più anni di carcere pronunciate dal Tribunale penale cantonale; quattro quelle confermate lo scorso novembre dalla Corte di appello e revisione penale, che aveva peraltro inasprito due pene; mentre il quinto membro della banda, pure condannato in primo grado, non aveva ricorso essendo peraltro stato scarcerato avendo trascorso in detenzione preventiva un periodo pari a quello della condanna.

Oggi a Bellinzona davanti al giudice Marco Kraushaar compare un 35enne kosovaro: domiciliato a Monte Carasso e patrocinato dall'avvocato Maria Galliani e da Ada Franciolli, si è visto proporre dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti un decreto d'accusa che lo condanna a una pena pecuniaria di 5'600 franchi sospesi con la condizionale per due anni, nonché a una multa effettiva di 500 franchi, per il reato di favoreggiamento. Il decreto è stato impugnato (da qui il processo odierno) contestando l'imputato di essersi comportato come sostenuto dalla Procura.

Stando all'Accusa, l'imputato malgrado fosse al corrente dell'avvenuta sparatoria, nella notte fra l'8 e il 9 ottobre 2015 ha aiutato il fratello in fuga – poi catturato e condannato a 7 anni – consegnandogli presso la loro abitazione di Monte Carasso il proprio cellulare e le chiavi dell'appartamento della propria ragazza (pure già condannata sempre per favoreggiamento), dove il fuggiasco si è poi in effetti rifugiato. Inoltre, sempre stando all'Accusa, gli avrebbe comunicato un messaggio ricevuto da un famigliare dell'autore materiale della sparatoria, uno svizzero-kosovaro condannato in appello a 15 anni e 6 mesi di reclusione. In quel messaggio veniva chiesto al fuggiasco di recarsi nell'abitazione di uno zio dello sparatore. Infine risulta che, interrogato dalla polizia il 9 ottobre 2015, l'imputato ha sottaciuto tutto ciò agli inquirenti.

L'Accusa: 'Ha agito per amore fraterno'. La difesa: 'Favoreggiamento inconscio'

Il giudice ha esordito domandando all'imputato il motivo per cui durante il primo interrogatorio ha raccontato il falso e sottaciuto vari aspetti. Diversi i «non ricordo» pronunciati dal 35enne kosovaro che ha poi negato quanto gli viene imputato. La parola è passata poi all'Accusa, che ha ribadito la richiesta di pena parlando di «amore fraterno» che ha generato «supporto logistico e favoreggiamento, facilitando così la latitanza». Già nel 2007 l'imputato era stato incolpato di favoreggiamento per essersi dichiarato responsabile di un incidente stradale al posto del fratello.

La difesa, battutasi per il proscioglimentoha considerato ingiusta l'accusa sostenendo la tesi che non ci sono prove che l'imputato fosse a conoscenza della sparatoria di via Odescalchi al momento delle azioni imputate. Franciolli afferma che il 35enne si è limitato a trasmettere il messaggio dello zio al fratello, quando ancora era ignaro dei fatti.  A difesa delle falsità raccontate dall'imputato negli interrogatori vi sarebbe la volontà di apparire completamente ignaro alla vicenda, sebbene non implicato nella sparatoria di Chiasso, a difesa dei propri interessi. Ha insomma cercato di proteggere se stesso favorendo inconsciamente il fratello. 

La sentenza dovrebbe essere pronunciata oggi pomeriggio, ma non è escluso che il giudice rinvii gli atti al Tribunale penale cantonale ritenendoli, per la gravità, di sua competenza. 

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