Bellinzonese

Anziani, l'esperimento di Cadenazzo fa scuola

Presentata a Lugano la figura del 'custode sociale di quartiere'. Si pensa di estendere l'esperienza ad altri Comuni e a fasce più giovani

Foto Ti-Press
22 maggio 2018
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Il custode sociale di quartiere potrebbe sconfinare. L’idea, adottata nel Comune di Cadenazzo, è stata illustrata mercoledì a Lugano ai soci di Generazioni & Sinergie (G&S), associazione presieduta da Roberto Fridel con finalità sociale che si occupa di longevità attiva e relazioni fra generazioni stimolando la discussione. Roberto Mora, direttore dell’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio, si è soffermato sul problema della mancanza di contatti sociali, indicando appunto la soluzione del custode sociale (idea sviluppata anni fa con Pro Senectute) come una risposta a un’utenza anziana in cerca, prima di tutto, di supporti per un intervento tempestivo in caso di bisogno, o più semplicemente di persone di riferimento aperte all’ascolto, di fiducia. Sarebbe riduttivo infatti limitarsi alle cure prestate o alle attività di economia domestica svolte in parte da queste figure attive, nel Bellinzonese, in diverse realtà: Residenza Mesolcina a Bellinzona e – come custode sociale di quartiere ‘senza mura’ – alla Residenza Morenal a Monte Carasso, al Sagittario di Giubiasco e a Cadenazzo.

Tutte queste soluzioni, ha sottolineato Mora, permettono di superare i limiti dei servizi esistenti, consentendo alle persone anziane di vivere più a lungo nel proprio comune di domicilio, a casa propria se possibile. Mora ha indicato così le case di cura, cui in passato si tendeva a ricorrere automaticamente, come soluzioni che sempre di più ora si vogliono adottare quando proprio non vi sono alternative a livello di cure a domicilio, ma anche come appartamenti protetti, studiati cioè sui bisogni delle persone anziane. In questo discorso i ‘custodi’ sono importanti perché aiutano a ricostruire un tessuto, una comunità di scambio: lo spirito di paese.

L’esperienza sul campo di Marchese

Tante idee che a Cadenazzo grazie anche all’Associazione la Quercia (Gruppo ricreativo anziani) trovano una traduzione diretta sul terreno nella persona di Marta Marchese, custode sociale attiva al 50 per cento nel comune della regione. Nel racconto di Marchese emerge l’impegno pratico di queste figure con qualifiche socio-sanitarie nella spontaneità di ogni giorno, a completare così, con le risorse dell’ascolto, lo sforzo di inclusione di parenti già sovraccarichi di impegni e di altre figure professionali che devono far fronte a tutta una serie di menzioni amministrative. In questo senso un pranzo preparato nell’abitazione dell’utente o un semplice momento di convivialità con piccole animazioni può essere più utile di molte altre prestazioni perché permette di fermare pericolose abitudini che stanno portando all’isolamento, rispondendo ai bisogni di accompagnamento avvertiti dagli anziani. Ragionando in prospettiva Mora ha indicato due possibili direzioni per lo sviluppo futuro dei compiti di custode sociale. Un’idea potrebbe essere quella di mettere a disposizione queste soluzioni, interessanti anche dal profilo dei costi, a beneficio di altre fasce deboli della società, raggiungendo utenti più giovani oppure per una miglior integrazione dei portatori di handicap. La municipale di Cadenazzo responsabile del dicastero Sanità e socialità Natascia Caccia, lodando l’impegno di Marchese, ha in tal senso fatto aperture sia sul coinvolgimento di altri Comuni (Contone o Camorino), sia su un aumento delle risorse messe a disposizione del Comune per questo «progetto pilota».

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