Bellinzonese

Assunti tramite Ufficio di collocamento per raccogliere firme

Una ventina di disoccupati reclutati da Matteo Cheda con questa prassi: Giorgio Galusero interroga il Consiglio di Stato

2 marzo 2018
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Utilizzare i servizi dello Stato per assumere personale disponibile a effettuare raccolta di firme: un modo di procedere contro il quale il granconsigliere Plr Giorgio Galusero punta il dito interrogando il Consiglio di Stato, al quale chiede di fare chiarezza sull’effettiva legalità di tale prassi. Il deputato porta l’esempio concreto della raccolta firme attualmente in corso per votare sul semisvincolo di Bellinzona, spiegando che tra i referendisti qualcuno si sarebbe rivolto all’Ufficio di collocamento di Chiasso.

Galusero sottolinea che tale pratica mostra come “pur di raggiungere il proprio scopo, parte dei referendisti non solo sarebbero disponibili a pagare (pratica in sé già discutibile) ma addirittura proprio a cercare di rivolgersi laddove le persone sono più in difficoltà”. Essendo senza lavoro, continua il deputato, queste persone sono “probabilmente anche disponibili in un qualche modo a prestarsi a fare qualcosa in cui non credono a causa di uno stato di necessità. Un atteggiamento quanto mai discutibile sotto diversi profili”.

Pur non essendo citato nell’interrogazione, ad aver scelto questa strada è stato Matteo Cheda, come conferma egli stesso alla ‘Regione’. «Mi sono rivolto ai servizi dello Stato e la collaborazione è stata ottima», spiega Cheda, uno dei promotori del referendum, spiegando che non si tratta della prima volta.Cheda sottolinea d’aver fatto capo al Servizio aziende dell’Ufficio regionale di collocamento (Urc) di Bellinzona, il quale ha diffuso la richiesta a tutti gli Urc del cantone. «Si tratta di un’attività facoltativa per i disoccupati che fanno capo a un Urc. Solitamente sono tenuti ad accettare impieghi retribuiti che vengono proposti loro, ma non nel caso della raccolta firme. I disoccupati sono dunque liberi di accettare o rifiutare la proposta senza venire penalizzati a livello di indennità», fa notare Cheda.

Sui motivi che l’hanno spinto a cercare raccoglitori di firme in questo modo risponde: «Mi sembra giusto chiedere a chi cerca lavoro se sia interessato a un’attività che gli permetta di ottenere un guadagno intermedio. Una ventina di disoccupati ha in effetti accettato la mia proposta». Visto che il numero era insufficiente, per reclutare altri raccoglitori Cheda spiega di aver pubblicato un annuncio sul giornale. Annuncio, ricordiamo, che aveva suscitato l’ira dell’Mps, che non condividendo la pratica di pagare dei raccoglitori di firme era uscito dal Comitato referendario contro il semisvincolo, composto ora da Verdi, Ps e Pc.

Cheda rivela anche quanto paga i raccoglitori: per stare alla bancarella 20 franchi all’ora, per il porta a porta 25 e per chi preferisce avere un orario di lavoro libero 2 franchi a firma. Nel caso in cui l’assunzione dei raccoglitori tramite richiesta all’Urc non fosse autorizzata, Giorgio Galusero chiede al governo come intenda intervenire nei confronti degli uffici, dei funzionari interessati nonché dei promotori di queste proposte definite come detto discutibili. SAM

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