Bellinzonese

Buzza di Biasca in Parlamento: raffica di domande di La Mantia

(Carlo Reguzzi)
3 febbraio 2017
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La deputata bleniese socialista in Gran Consiglio Gina La Mantia – con il sostegno Massimiliano Ay (Pc), Michela Delcò Petralli (I Verdi), Daniela Pugno Ghirlanda e Henrik Bang con Gianrico Corti (Ps), quali cofirmatari – torna sulla Buzza di Biasca, sui progetti di un nuovo deposito di materiale di scavo del raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo e rispettivamente di trasformazione dell'intero comparto in un centro di riciclaggio di rifiuti edili al servizio dell'intero Cantone Ticino.   

La Mantia parla di una zona già sacrificata negli anni, per la presenza dell'attuale sito di produzione di inerti della Otto Scerri, e con il materiale di scavo ammassato (a costituire imponenti montagne difficilmente sfruttabili dagli agricoltori) negli anni del cantiere AlpTransit, con tutti i disagi di polvere che ne sono conseguiti. Le spiegazioni richieste ora al Consiglio di Stato riguardano i 700-800mila metri cubi di materiale di scavo per la seconda canna autostradale del San Gottardo (accettata in votazione popolare meno di un anno fa) che saranno stoccati all’imbocco di una regione turistica come lo è la Valle di Blenio. La Mantia parla di "una seconda discarica federale" alla Buzza (con il materiale del raddoppio, dopo gli inerti di AlpTransit) e di una terza discarica, cantonale, "per certi versi ben più preoccupante". Il riferimento fatto qui è alla scheda V7 di Piano direttore, che indica la creazione di una deponia per ben 1,3 milioni di metri cubi di scarti alla Buzza, "quantitativi esorbitanti prodotti da tutto il Cantone (che – afferma – la dicono lunga sugli obiettivi di riciclaggio del materiale edile che il Consiglio di Stato non riesce a far rispettare) che si vorrebbero trasportare via camion, intasando l’unico collegamento con la valle, accesso obbligato per il Passo del Lucomagno e le destinazioni locali più a nord, di gran valore naturalistico".

La deputata socialista rende quindi attenti il Consiglio di Stato che la Buzza stessa è a due passi da una Bolla sotto protezione federale dove – come noto –  nidificano varie specie di uccelli minacciati. "Una zona – rileva –  in cui le autorità federali hanno già inciso pesantemente, si pensi anche alla discarica di materiale contaminato, con alte concentrazioni di nitriti e tracce di combustibili, in territorio di Serravalle-Malvaglia, prevista inizialmente – previo accordo delle autorità cantonali – a condizione che fosse provvisoria (3-5 anni si diceva) ma che, da tempo ormai, ha assunto il triste status di ‘provvisorio stabile’". 

Si ricorda che la Buzza era stata un tempo bonificata dal Patriziato di Biasca e destinata a pascolo comune a livello cantonale, che continua infatti a fornire importanti spazi verdi liberi, richiesti dai locali agricoltori, per un centinaio di mucche, bovini nutrici, prima e dopo il periodo dell'Alpe; e per 200 capre soprattutto in primavera. Al di là delle valutazioni ambientali e naturalistiche, mal si comprende dunque – secondo la Mantia – la creazione di nuove discariche alla Buzza in ragione della sua importanza per le varie aziende agricole del posto (almeno quattro) "che si affacciano su questi prati – ben pochi, invero – ancora disponibili". 

Sulla base di queste considerazioni La Mantia chiede al Consiglio di Stato:

1.      Il Governo approva la trasformazione della Buzza in discarica federale e cantonale? Tralasciando le consuete (e per certi versi scontate) valutazioni tecniche, il Consiglio di Stato condivide le valutazioni del Dipartimento del territorio oppure ritiene che la destinazione del comparto mal si presti al valore della zona dal profilo naturalistico e paesaggistico?

2.      Il Consiglio di Stato è al corrente dell’opposizione della popolazione locale a nuove deponie? Come intende procedere per limitare, perlomeno, al minimo i disagi? E per quanti anni si prevede che la zona sia destinata a rimanere cantiere aperto?

3.      Per quali ragioni non si è ritenuto opportuno valutare altre soluzioni, per la discarica cantonale e per quella federale, tenendo conto (per quest’ultima) dei pregevoli progetti di rinaturazione delle rive del Ceresio in territorio di Capolago e di sistemazione paesaggistica del fondovalle di Airolo, soluzione in loco a beneficio di un fondovalle oggi seriamente compromesso dalla presenza dell’autostrada A2 e degli svincoli annessi?

4.      Dopo che sulle imponenti montagne degli inerti AlpTransit alla Buzza (chiamate dalla popolazione locale anche “le piramidi”, poiché lasciate crescere in verticale) si è favorito lo sviluppo della vegetazione  rendendole, di fatto, inutilizzabili dai locali allevatori – non si ritiene che con nuove discariche si inciderebbe pesantemente sul settore primario, anziché sostenere le aziende agricole attive che, con considerevoli sacrifici, contribuiscono al mantenimento del fondovalle, bonificando i prati e contenendo l’avanzamento del bosco, alla luce poi degli atout del pascolo in natura quanto a produzione di carne e di latte?

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