Bellinzonese

Condannato un 28enne per spaccio di cocaina. "Vendevo nelle discoteche"

Una parte della droga era confezionata in ovuli
(Ti-Press/FRANCESCA AGOSTA)
5 dicembre 2016
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Viene scarcerato ma non potrà rimettere piede in Svizzera per i prossimi quattro anni il 28enne di origini dominicane con passaporto italiano condannato oggi a Lugano per infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e riciclaggio di denaro. L’uomo ha importato dall’Italia e spacciato in Ticino – in particolare tra Bellinzonese e Locarnese – 350 grammi di cocaina. «Non avevo clienti fissi, andavo a vendere nelle discoteche», ha dichiarato in aula ammettendo tali quantitativi.

La Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani gli ha inflitto una pena di 21 mesi di carcere di cui sette già espiati; i restanti 14 sono sospesi per un periodo di prova di quattro anni. Sono inoltre state revocate le sospensioni condizionali per quattro condanne precedenti (dal 2011 al 2015) tra cui una per spaccio, per un totale di 175 aliquote. «Ha vissuto da parassita fino a oggi», ha fatto notare il giudice Ermani a proposito della mancanza di esperienze lavorative dell’imputato. «L’unico scopo dello spaccio era il lucro. È una persona che fugge dalle proprie responsabilità», ha aggiunto il presidente della Corte sottolineando la sua grave colpa e ritenendo che la risocializzazione del 28enne sia possibile solo lontano dalla Svizzera.

La sentenza ha ridimensionato i quantitativi di stupefacente elencati nell’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Arturo Garzoni, secondo cui andavano calcolati ulteriori 200 grammi, come raccontato da un cliente del 28enne che si è consegnato alla giustizia innescando così l’inchiesta. Garzoni chiedeva pertanto una pena detentiva di almeno 2 anni e 10 mesi, da espiare parzialmente. Ma la Corte si è detta perplessa sulla testimonianza del tossicomane, sposando la teoria dell’avvocato difensore Yasar Ravi, legale di fiducia dell’italiano. Secondo Ravi – che chiedeva un massimo di 24 mesi totalmente sospesi – il rancore aveva spinto il testimone a mentire sulle quantità.

«L’imputato aveva ben 62 schede SIM e comunicava tramite Whatsapp, rendendo così impossibili le intercettazioni telefoniche», ha fatto notare il procuratore pubblico, sottolineando la mancanza di scrupoli e la freddezza nell’agire dell’uomo. Poco meno di 1’400 i franchi provenienti dalla vendita di cocaina inviati all’estero dall’imputato. Anche in questo caso la Corte ha rivisto verso il basso la cifra di oltre 3’000 franchi presente nell’atto d’accusa.

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