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Locarno, la città-polo disegna il suo futuro

In vista delle elezioni comunali ecco come si muovono i partiti, pensando anche ai grandi progetti della prossima legislatura

Centro urbano in cerca di identità (Foto Ti-Press)

In vista delle elezioni comunali ecco come si muovono i partiti, pensando anche ai grandi progetti della prossima legislatura

5 marzo 2021
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Fare e disfare è tutto lavorare. Potrebbe essere il motto fatto proprio dalle sezioni dei diversi partiti e movimenti politici di Locarno durante il tempo intercorso fra gli antefatti delle comunali 2020 annullate e quelle 2021 ormai alle porte. Lo dimostrano le giravolte osservate quasi dappertutto nell’allestimento delle liste dei candidati in corsa per il Municipio.

La “palma” dell’imprevedibilità se la giocano il Partito socialista, spina dorsale della nuova lista Sinistra Unita (condivisa con Gs, Pc, Pop, Forum e Indipendenti), e il Ppd, suo omologo in “Per Locarno”, bacino di centro in cui confluiscono anche correnti indipendenti. Nel primo caso – al netto dei vani e reiterati tentativi di cooptare i Verdi per una lista unita – i nominativi sopravvissuti alle grandi manovre sono soltanto due (la capofila socialista Nancy Lunghi e il comunista Gionata Genazzi), anche se a fare notizia è stata principalmente la poco elegante ma innegabilmente coraggiosa esclusione in corsa dell’ex municipale Bruno Cereghetti, tre legislature alle spalle, prima sedotto poi sostanzialmente abbandonato; nel secondo, è vero che sei nomi su sette sono stati confermati, ma non prima di essere passati da un “liberi tutti” (di proporsi, per entrare), dal tira e molla del vicesindaco Paolo Caroni e infine dalle primarie postali in cui ci ha rimesso a sorpresa il secondo nome più forte dopo quello dell’uscente Giuseppe Cotti, ovvero Claudio Franscella, ex primo cittadino del Cantone, escluso dalla base a rischio di mettere a repentaglio la conferma del secondo seggio.

Movimenti significativi si sono osservati anche altrove, e segnatamente in casa liberale radicale dopo le dimissioni anticipate di Niccolò Salvioni e la rinuncia del primo subentrante Andrea Giudici. Ciò ha favorito il giovane Simone Merlini, che si giocherà comunque, verosimilmente, la conferma con gli aspiranti Nicola Pini e Mauro Silacci, ma lo potrà fare mostrando una brillante e solitamente pagante mostrina di uscente. A destra, la voglia di emanciparsi dell’Udc rispetto alla Lega ha avuto le gambe corte ma potrebbe aver lasciato sul campo qualche scoria; sull’altro fronte, quello ecologista, i Verdi hanno scelto di giocarsela da soli, sperando che a livello locale si confermi, almeno in parte, il trend osservato a livello nazionale.

Da questo inedito, eterogeneo e interessante scenario uscirà una classe dirigente chiamata all’improbo compito di gestire il buco nero del post-Covid, con le conseguenze economiche e soprattutto sociali che ne deriveranno. Se il nuovo contesto potrà essere l’humus finora mancante sul terreno delle aggregazioni è estremamente difficile dirlo. Ma più che una scelta – da indurre nei reticenti Comuni limitrofi, prima che internamente – ciò potrebbe rivelarsi un’autentica e imprescindibile necessità, ancor più sottolineata da un Cantone che altrove incontra meno difficoltà nel favorire gli agglomerati rispetto a singoli battitori.

Progettualità, parola da riempire

Intanto, ai cambiamenti strutturali e congiunturali la Città si appresta ad abbinarne – finanze permettendo – di epocali per rafforzare il suo stesso ruolo di polo. Quello principale è ridisegnarsi le fondamenta con il grande progetto di riordino degli spazi pubblici del centro urbano. Parliamo di 43mila metri quadrati di territorio cittadino che per segmenti, a tappe, dovranno confluire in un disegno unitario e coerente. E all’interno di questo stesso perimetro reclamano attenzioni elementi nevralgici come l’antico Castello Visconteo (attualmente sfruttato in minima parte rispetto al suo potenziale; ecco perché il grande progetto di rilancio); il futuristico polo della meccatronica pianificato sul comparto “ex macello-ex gas”; la riva lago con una prospettiva foriera di strutture come la Marina e l'albergo per il Centro balneare; o, ancora, quel diamante grezzo che è il Palacinema.

A proposito della casa del Festival, è bene ribadire che potrà profilarsi come polo dell’audiovisivo di caratura internazionale soltanto tramite una gestione altamente specialistica e lungimirante. Sono prioritari in questo senso un Consiglio d’amministrazione formato soprattutto da tecnici che sappiano consigliare e convincere i politici, e un futuro direttore capace di proseguire sulle orme del quasi pensionabile Roberto Pomari, figura di visioni lontana anni luce dalle stantìe dinamiche di molta della cosa pubblica o parapubblica.

In questo discorso rientrano anche la capacità di isolare una strategia percorribile per ammodernare o addirittura ricostruire il Palexpo Fevi – cuore del Film Festival – ma anche quella di saper tirare le giuste leve per mettere finalmente in rete la cospicua ma ancora in gran parte slegata offerta congressuale locarnese.

Il nuovo Municipio, che presumibilmente non sarà molto diverso da quello attuale, dovrà inoltre decidere se confermare la sua marcata tendenza accentratrice rispetto all'assunzione di potere decisionale nelle diverse società partecipate. La strada è quella intrapresa con la Porto regionale, con la Società elettrica Sopracenerina e con la Kursaal (ma anche con l'acquisto dell'autosilo di Largo Zorzi, che sarà ampliato). L'obiettivo, condivisibile, è concretizzare investimenti che garantiscano un reddito.

Infine, di converso, sarà fondamentale sapersi orientare in contesti in cui il controllo sfugge, ma in qualche modo può essere orientato. Il primo esempio riguarda il “grande assente” dal panorama economico e turistico regionale, ovverosia il Lago Maggiore, con un servizio di navigazione il cui Consorzio (attualmente in cerca di un futuro con la controparte italiana) chiede in primo luogo sostegno politico e logistico per un cambio di marcia nell'offerta (vedi elettrificazione).

E se si parla di sostegno, lo merita, ancora di più ora con le sirene leventinesi, il grande progetto di Museo di storia naturale al Santa Caterina. È vero che i colpi di coda osservati a Faido dovrebbero infine rivelarsi aleatori, perché se il governo ha preso le sue decisioni, lo ha fatto su basi meritocratiche e di opportunità che appaiono salde e oggettive. Tuttavia, qualora il vento dovesse cambiare direzione, serviranno da parte locarnese determinazione e non sufficienza o passività. Perché lasciarsi sfuggire quest'opportunità sarebbe, prima di tutto, ingiustificabile. 

Gli altri Comuni della cintura urbana

Ballando da soli, spesso sulle stesse note

Una visione ancora frammentata quella del Locarnese, con i Comuni della cintura urbana che ballano da soli, ciascuno al suo ritmo ma spesso sulle stesse note. Quando i problemi sono i medesimi ci si appoggia ai consorzi: quello intercomunale del traffico (Cit), ad esempio, detta il rullino di marcia nel settore della viabilità. Le collaborazioni ci sono, ma ­– appunto – tramite altri enti. In alcuni casi la mancanza di “peso specifico”, sia politico sia economico, della regione, si fa sentire: l'impasse in cui si trova la navigazione sul bacino svizzero del Lago Maggiore ne è una dimostrazione. Per ottenere aiuti, il consorzio di gestione si è appellato al Convivio dei sindaci, ma poi sono stati i singoli Comuni a decidere il contributo. Lungaggini che rischiano di far perdere la giusta... rotta.
Presto (si spera, molto presto), nel post-pandemia le diverse località saranno confrontate con esigenze analoghe: il rilancio economico-turistico e l'aiuto sociale stabiliranno le scadenze della legislatura entrante. Ma anche in questo caso, con l'aggregazione di là da venire, le politiche potranno divergere e non è da escludere che si vedranno risultati a macchia di leopardo. Senza dimenticare i grandi progetti, che non sempre hanno di fronte a sé un percorso facile. Il quadro si completa con battaglie partitiche interne in alcune località.


In chiave preelettorale non manca il fermento a Muralto, dove aleggia il referendum sulla variante di Piano regolatore per il comparto della Stazione. Il voto del 13 giugno sta letteralmente spaccando il Comune fra favorevoli e contrari alla nuova pianificazione. I primi possono essere identificati come sostenitori dell'attuale gestione monocroma di Ordine e Progresso, il locale Ppd che in questa legislatura ha governato senza opposizione; la seconda fazione, dal cui cuore è nata la domanda di referendum, alle comunali sarà rappresentata da Muralto Democratica, la lista civica che tenterà di scalfire l'attuale dominio politico. Referendum e nascente movimento d'opposizione non vanno automaticamente a braccetto, ma è difficile credere che un contesto non possa contaminare l'altro.


Lo stesso discorso vale per Gordola, dove le forti tensioni attorno alla ristrutturazione o meno del centro scolastico al Burio si tradurranno nel voto sui referendum previsto domenica prossima, 7 marzo. Anche in questo caso il responso delle urne sulla scuola – così come la fortissima contrapposizione osservata prima del voto – potrebbe influire sulle scelte elettorali nella futura composizione del Municipio.
A Minusio, settimo centro del Cantone per numero di abitanti, nulla cambia nel “parterre” partitico, con la conferma delle liste di Partito liberale radicale, Uniti x Minusio (la coalizione di centro-destra retta dal Ppd) e l'Unione Socialisti e Indipendenti (Usi), fra i cui candidati non figura però più l'uscente Paolo Kähr.
Ad Ascona, dove non sono attesi scossoni il prossimo 18 aprile per quanto riguarda la ripartizione dei seggi, la politica si è concentrata sui grandi progetti. Uno su tutti, il lungolago che, con i lavori di piazzale Torre e l'estensione delle terrazze dei locali pubblici, sta guadagnando in estetica e funzionalità. Pure le opere stradali procedono con risanamenti e nuovi percorsi dei mezzi pubblici. Nel futuro quella più importante sarà la realizzazione – da parte del Cantone e della Cit (con un contributo maggiorato del Borgo) – della galleria Moscia-Acapulco, che toglierà il traffico dalle strettoie della litoranea. Quest'ultima strada sarà riqualificata e trasformata in via residenziale, con spazio per pedoni e ciclisti. Un altro tema che occuperà le autorità locali sarà la ricerca di soluzioni per dare alle casse comunali un assetto più stabile, con manovre di risparmio e con valutazioni sul moltiplicatore d'imposta, fra i più bassi “leggeri” in Ticino.
Losone, dal canto suo, affronta l'appuntamento elettorale nel segno della continuità. E pure i temi forti della prossima legislatura sono noti: dalla pianificazione del sedime ex caserma (già pronta, ma ancora bloccata da un ricorso), alla costruzione della futura casa comunale con un preventivo che supera di gran lunga i 10 milioni di franchi. Il comune, in costante crescita, vedrà pure concludersi il concorso per l'attribuzione dei diritti di superficie dei terreni a destinazione alberghiera (di proprietà patriziale) situati all'entrata del golf 18 buche. Una strategia che dà sempre più forza alla vocazione turistica della località residenziale sulla destra della Maggia. Resta invece l'incognita occupazionale per il comparto industriale losonese, che potrebbe subire i contraccolpi economici globali del periodo post-covid.
Un accenno al Gambarogno, dove la lotta per i seggi che vengono lasciati vacanti in Municipio (partenti il sindaco Plr Tiziano Ponti e il vicesindaco Ps Eros Nessi) si annuncia serrata. Nel Comune aggregato procedono i lavori del Porto al Sass di sciatt e quelli per ciclopiste e passeggiate a lago. Resta aperta la questione della linea ferroviaria, con i treni merci: da una parte le Ffs dovrà realizzare le opere per mettere in sicurezza da rane e smottamenti i binari, dall'altra resta viva la speranza che in un lontano futuro venga realizzata una galleria.
A Maggia le prospettive elettorali sono di difficile lettura nella misura in cui, dopo 11 anni da sindaco, lascia il liberale radicale Aron Piezzi. Per un Plr ampiamente rinnovato nelle liste si aprono quindi nuovi scenari, di cui potrebbe approfittare, nell'ottica del sindacato, il Ppd, che invece punta sulla stabilità ripresentando entrambi gli uscenti. Il quinto seggio è a sinistra, ma si riaffaccia una destra unita con la lista unica Lega-Udc.