Società

Vietare l'importazione di alimenti frutto di sofferenze animali? No, non è possibile

Chi vuole può rinunciare al fegato
(Pablo Gianinazzi)
13 ottobre 2017
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Simpatia e preoccupazione verso il mondo animale, soprattutto per il modo in cui spesso le bestie vengono allevate e uccise, questo sì, ma non si chieda di aumentare le tutele per evitare sofferenze ad oche, rane ed altre prelibatezze: non è possibile. Questa in sostanza l'opinione della Commissione della scienza dell’educazione e della cultura degli Stati.  

Non è necessario vietare l’importazione di prodotti ottenuti mediante metodi noti per infliggere sofferenze agli animali, come ad esempio il foie gras o le cosce di rana. Così la pensa la Commissione che, con 9 voti contro 0 e un’astensione, suggerisce di respingere una mozione sul tema.

Dopo aver consultato rappresentanti delle cerchie interessate (Protezione svizzera degli animali, Unione svizzera dei contadini, Unione svizzera delle arti e mestieri), la commissione ha tra l’altro cercato di chiarire cosa s’intenda per "ottenuti infliggendo sofferenze agli animali" e quali prodotti sarebbero inclusi nel divieto generale, si legge in un comunicato odierno dei Servizi del Parlamento.

La maggioranza comprende le preoccupazioni sulla protezione degli animali che stanno alla base della richiesta e sostiene l’intenzione della mozione. Tuttavia, dall’analisi è emerso che l’accettazione del testo avrebbe conseguenze massicce per numerosi settori, dalla produzione di derrate alimentari al settore tessile fino all’industria orologiera. Inoltre, continua la nota, non è chiaro se questo aspetto possa essere migliorato in modo significativo mediante una simile normativa unilaterale sul benessere degli animali.

La commissione si dichiara pertanto molto scettica sull’attuabilità della mozione – inoltrata dal consigliere nazionale Matthias Aebischer (Partito Socialista/Berna) – e considera che una sorveglianza generale dell’importazione e di tutti i metodi di produzione impiegati all’estero sia irrealizzabile nonché inopportuna.

Piuttosto, bisogna verificare se occorre intervenire sulle basi legali esistenti, in particolare per quanto riguarda l’obbligo di dichiarazione. Per questo – con 9 voti contro 1 – ha deciso di proporre agli Stati di accettare un postulato che chiede al Consiglio federale di illustrare, tramite un rapporto, le possibili misure concrete che permettono di rafforzare tale obbligo.

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