Commento

Via dai campi. Così sì, lo punisci

13 ottobre 2017
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‘Gesti di mano, gesti di villano’, recita un antico adagio che taluni padri e madri insegnano ai propri figli, tramandando a scopo educativo le perle di saggezza dei loro genitori.

Con gesto di mano si intende anche un buffetto, o uno schiaffo. Non per forza un pugno, né lo spintone di cui si è macchiato lo scorso 21 settembre a Lugano il presidente del Sion Christian Constantin, punito dalla commissione disciplinare della Swiss Football League con una pena severa per l’aggressione ai danni di Rolf Fringer, opinionista di Teleclub: quattordici mesi di inibizione dai campi, e una multa di 100’000 franchi. Non esemplare, forse, perché commisurata alla colpa (com’è giusto che sia), ma severa, questo sì.

C’è poco del gesto, e molto del villano, nella condotta cafona e violenta del patron vallesano. L’ammenda pecuniaria gli fa un baffo: la disponibilità economica gli consente infatti di uscirne quasi indenne, da questo punto di vista.

Diverso, per contro, il discorso relativo all’allontanamento dai campi, tutte le competizioni comprese. Con quel provvedimento sì che lo mettono in difficoltà, lui che – istrione e maneggione – ha nello stadio e nelle tribune il palcoscenico sul quale in passato, anche prima di quelle tristi ore di fine estate, ha spesso offerto il peggio di sé, con azioni riprovevoli. Non sempre passibili di sanzione disciplinare, ma pur sempre censurabili. Punto nell’orgoglio, prima che nel borsello. Allontanato dall’ambiente in cui la sua figura ha sempre diviso, tra chi lo considera un personaggio pittoresco fuori dagli schemi, quindi simpatico, e chi invece non gli perdona la prepotenza che si traduce in continui esoneri di allenatori, in intromissioni tecniche in settori che non competono a un presidente, in cadute di stile che non contribuiscono certo a tratteggiare i contorni di un signore.

Soffrirà, lontano dal campo, perché è sul campo e non certo alla scrivania che dà il meglio (o il peggio) di sé. Esagerazioni e scenate sono figlie delle emozioni che il calcio e il suo Sion (il possessivo è voluto) gli scatenano dentro. Cacciarlo dalla scena che più sente sua è senza dubbio una punizione molto più dura di una multa, per quanto salata possa essere.

Oggi sono in molti a gridare ‘evviva’, o ‘finalmente’. Giustizia è stata fatta? Sì, ma nulla più di questo. In attesa degli sviluppi della denuncia fatta alla magistratura cantonale sia dalla vittima (per aggressione) sia dall’aggressore (diffamazione), la giustizia sportiva ha fatto il suo corso. Ha usato il pugno duro, per restare in tema.

La tentazione di infliggergli una pena esemplare, per finalmente fargli pagare la spocchia, una condotta sopra le righe e la natura di dirigente scomodo che non si inchina ai dettami di Palazzo, è umana. La giustizia, però, trascende sentimenti e pregiudizi. Non può scendere a patti con l’umore o tarare i verdetti in base alle simpatie. Lo fa, semmai, in base alle eventuali aggravanti. I precedenti di ordine disciplinare lo sono. Constantin ne ha, e ha pagato anche questi, né più né meno. Passa alla cassa, e il conto è salato anche per uno come lui.

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