Culture

Tobia Bezzola nuovo direttore del Museo d'arte della Svizzera italiana

(CLAUDIO BADER)
14 giugno 2017
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Tobia Bezzola, attualmente alla direzione del Folkwang Museum di Essen, sostituirà Marco Franciolli alla direzione del Museo d'arte della Svizzera italiana il primo gennaio 2018.

La decisione è stata presa, all'unanimità, ieri pomeriggio dal consiglio di fondazione del museo su raccomandazione del comitato scientifico.

Tobia Bezzola, nato nel 1961 a Berna, è cittadino svizzero con origini ticinesi. Dal 2013 dirige il Folkwang Museum di Essen, uno dei più importanti musei d’arte in Germania e a livello europeo. Lungo la sua carriera ha ricoperto incarichi prestigiosi come il ruolo di assistente di Harald Szeeman (1992-1995) e, per oltre quindici anni, quello di curatore e poi di responsabile dei progetti espositivi, delle collezioni “Nuovi Media” e “Fotografia” al Kunsthaus di Zurigo. Durante il periodo zurighese, ha curato e co-curato una trentina di esposizioni tra le quali si annoverano mostre su Paul Gaugin, Pablo Picasso, Max Beckmann, Alberto Giacometti, Joseph Beuys, Christian Marclay, Thomas Struth, progetti espositivi tematici (“Rivoluzione! Italian Modernism from Segantini to Balla”; “Hot Spots: Rio de Janeiro / Milano – Torino / Los Angeles”), e collaborazioni con altre autorevoli realtà come il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la National Gallery di Londra e il Reina Sofia di Madrid. Alla direzione del Museo Folkwang ha amministrato una struttura importante con attività collezionistiche ed espositive, oltre a gestire la relazione con i diversi gruppi d’interesse coinvolti e dedicare una particolare attenzione allo sviluppo di pubblico e attività collaterali.

Marco Franciolli è diventato direttore del Museo cantonale d'arte – divenuto, dopo l'unione con il Museo d'arte della Città di Lugano, Museo d'arte della Svizzera italiana con sede al Lac – nel 2000 e lo scorso ottobre aveva annunciato l'intenzione di lasciare l'incarico nel corso del 2018. «Ho un sentimento misto – aveva spiegato in un'intervista a laRegione–: da un lato c’è la soddisfazione di essere riuscito a compiere un’operazione storica, con la riunione dei due musei, dall’altro vi è la consapevolezza della necessità di avere un tempo lungo per portare avanti una strategia efficace di sviluppo del museo, tempo che per questioni anagrafiche non avrei».

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