Scienze

Svolta energetica, in Svizzera ancora non ci siamo

(Tatiana Scolari)
5 dicembre 2017
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Come mostra l’indice aggiornato, la Svizzera è ben lungi dall’essere in linea con gli obiettivi previsti per la svolta energetica: nel complesso quattro indicatori su sette presentano valori nettamente insufficienti, dal 9% al 58% del target prefissato. A fronte di leggeri miglioramenti nell'efficienza energetica, si nota un leggero calo della produzione di energie rinnovabili. Con il «sì» convinto alla Strategia energetica 2050, i cittadini hanno dato alla svolta energetica un forte impulso, che però non si riflette ancora nell’indice della svolta energetica (ISE) di Pro Natura, Greenpeace, SES, ATA e WWF. L’ISE non misura piani politici, bensì lo stato di avanzamento effettivo della svolta energetica, ad esempio per quanto riguarda la produzione di energia o la protezione della biodiversità. L’ultima edizione dell’indice, pubblicata oggi, non mostra molti spiragli di luce: l’indicatore “efficienza energetica” progredisce su bassi livelli perché produciamo le stesse quantità usando meno energia (dal 3% all’11% dell’obiettivo). Anche l’indicatore «abbandono del nucleare» mostra un andamento leggermente positivo (dal 7% al 9%) perché la centrale di Beznau I dal marzo 2015 è ferma e quindi si producono meno scorie radioattive. Altri indicatori, come i costi e le interruzioni dell’elettricità, continuano a far registrare un andamento al 100% in linea con gli obiettivi. L’ISE presenta invece una variazione negativa (dal 44% al 22% dell’obiettivo) per quanto concerne la produzione di energia. Il motivo? Nell’anno di rilevazione hanno prodotto meno elettricità in particolare i bacini artificiali. Altri indicatori, come l’efficienza energetica del traffico viaggiatori o degli edifici, restano fissi sullo 0%, cioè un livello molto, ma molto distante dagli obiettivi.  Complessivamente, quattro indicatori della svolta energetica su sette presentano valori chiaramente insufficienti dal 9% al 58% del target prefissato. La Svizzera quindi non è ancora sulla rotta giusta. Ha ad esempio il parco autovetture più dannoso per il clima dell’Europa occidentale e quotidianamente vengono montati impianti di riscaldamento a olio combustibile e gas, dannosi per il clima, che in altre nazioni sono già spariti. Con la votazione sulla strategia energetica e la ratifica dell’accordo di Parigi sul clima, la Svizzera quest’anno ha comunque mostrato la volontà di allinearsi agli obiettivi nel lungo periodo. Ora, con la legge sul CO2 un ulteriore importante pilastro della svolta energetica entra nella fase politica più calda. Dal punto di vista delle associazioni ambientaliste è chiaro che, per allinearsi agli obiettivi, cioè per basare il nostro approvvigionamento energetico finalmente su fondamenta sicure, economiche ed ecologicamente sostenibili, la Svizzera deve come minimo raddoppiare i propri sforzi per la protezione del clima.

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