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Proposta da Varese: incentivo fiscale per tenere gli operai in Italia

15 ottobre 2017
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Un incentivo fiscale destinato ai lavoratori e un obiettivo: arrestare la fuga delle professionalità, per lo più giovani e qualificate, dalle aziende lombarde di confine (specie le piccole e medie) verso le imprese ticinesi, particolarmente attrattive sotto il profilo della remunerazione. Insomma, una ''guerra'' al dumping salariale svizzero, che avvantaggia le aziende ticinesi e per evitare la desertificazione produttiva delle aree a ridosso della "ramina".

È quanto prevede la proposta di legge ''Aree di confine'' messa a punto da Confartigianato Varese e illustrata nel fine settimana a Gallarate a imprenditori, sindacalisti, parlamentari e consiglieri regionali che per la parte di loro competenza hanno assicurato, sia a livello europeo che italiano, l'impegno affinché la proposta di legge possa andare in porto.

Confartigianato Varese ci è arrivata dopo aver recepito le criticità denunciate dagli imprenditori dell'area del Luinese e della Valcuvia, che più delle altre risente della ''calamità Ticino''. Come conferma la continua crescita del numero di frontalieri. Realtà che riguarda anche la provincia di Como e in parte anche la Valtellina.

Il progetto di legge propone la detassazione di salari e stipendi per consentire l'innalzamento dell'importo netto percepito in busta paga. Se dovesse passare, a beneficiarne sarebbero non meno di 100mila operai, poiché l'incentivo fiscale dovrebbe essere esteso non solo ai frontalieri attivi in Ticino, Grigioni e Vallese, ma anche a quelli occupati in Francia, Austria e Slovenia.

La proposta prevede che per accedere al regime fiscale incentivante, i lavoratori dovranno dimostrare di risiedere in Italia. Inoltre, avranno l'obbligo di vivere in un Comune di confine per almeno tre anni successivi all'assunzione o per i tre mesi precedenti all'entrata in vigore della norma. «Siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo lungo il cammino – commenta Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese – ma davanti alle criticità delle nostre imprese non potevamo stare in silenzio».

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