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Politici nei cda pubblici? 'Dovranno rinunciare agli emolumenti'

(Davide Agosta)
23 marzo 2017
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Granconsiglieri e consiglieri di Stato potranno continuare a sedere nei Consigli d’amministrazione (cda) di aziende pubbliche o parapubbliche? Per le iniziative parlamentari generiche dei granconsiglieri Pelin Kandemir Bordoli (Ps) e Franco Denti (Verdi) ‘no’. Per parte della Commissione costituzione e diritti politici ‘ni’. Perché tra i commissari chiamati a esprimersi sulle due iniziative sta prendendo piede un compromesso. Un compromesso che fa così: di principio ministri e parlamentari non dovranno sedere nei cda di Stato e Parastato (Aet, Eoc, BancaStato e via dicendo). Lo potranno fare solamente se otterranno una deroga e se rinunceranno all’emolumento, accontentandosi di un rimborso spese e del gettone di presenza (un po’ come già avviene per i membri del governo).  Una controproposta firmata Tamara Merlo (Verdi) e che verrà ora messa nero su bianco in un rapporto. Poi, alla prossima riunione della Commissione, ci si conterà.
«L’obiettivo – spiega Merlo alla ‘Regione’ – è quello di trovare un punto comune. Punto comune che sarebbe sicuramente meno di quanto chiede l’iniziativa di Kandemir Bordoli e molto meno di quanto propone quella di Denti. Ma si tratta anche di dare una risposta alla popolazione». Non da ultimo perché il tema ‘conflitti d’interesse’ è molto sentito dall’opinione pubblica e rappresenta un ‘ever green’ della politica di milizia. «Dalle discussioni del 2011 a oggi – annota tuttavia la deputata ecologista – si è fatto poco nulla su questo fronte». Ci si proverà con il compromesso grazie al quale, continua Merlo, «si risponderebbe pure alle critiche di chi sostiene che è importante avere politici nei consigli d’amministrazione, soprattutto perché in fondo rappresentano Stato e cittadinanza». Orbene, con il compromesso quando «c’è un interesse superiore», rileva la granconsigliera dei Verdi, a deputati e ministri basterà «chiedere una deroga» per sedere nei consigli di amministrazione. «E vi si siederebbero davvero per interesse pubblico, visto che rinuncerebbero al grosso della remunerazione. Sarebbe – conclude Merlo – un bel segnale nei confronti dei cittadini».

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