Commento

Polenta, non salmì

(Gabriele Putzu)
4 ottobre 2017
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Signore e signori, ecco che la maggioranza dei deputati della Gestione, con alle spalle sette mesi di riunioni, alla duecentesima fetta, dopo aver continuato ad affermare che era salmì (pur sapendo già al primo boccone che era polenta), ha finalmente iniziato a dire: ‘Ah sì! forse si tratta proprio di polenta!’. Per questo hanno deciso di fare un passettino avanti (solo uno e sempre fra mille tentennamenti) per valutare – dopo l’ennesimo incarico alla Vigilanza – quali siano gli elementi sui quali un domani avviare una commissione d’inchiesta parlamentare.

Colmo dei colmi: a dare loro la scossa non sono stati i lunghi mesi di riunioni in Gestione con il freno a mano tirato, malgrado la scoperta di fatti comunque gravi. No, la scarica di volt è venuta dalle ultime rivelazioni del settimanale ‘Falò’.

Intanto l’opinione pubblica – lo confermano anche le molteplici reazioni giunte alla redazione – ha capito benissimo e scuote la testa. La popolazione ha capito che:
1) vi è stata una violazione reiterata della Legge sulle commesse pubbliche;
2) per anni è mancata una risoluzione del governo per il mandato diretto milionario ad Argo 1;
3) tale mandato non è mai apparso sull’apposita lista ufficiale e pubblica;
4) anche i pagamenti sono stati fatti senza risoluzione;
5) le ore straordinarie dei dipendenti di Argo sono state pagate in contanti e come rimborsi spese, trasformandosi in soldi non dichiarati e versati senza oneri sociali;
6) l’incarico ad Argo è stato dato senza che disponesse del personale necessario né delle credenziali indispensabili;
7) Paolo Beltraminelli ha giustificato in parlamento e alla Rsi la scelta con argomenti poco convincenti;
8) anche i funzionari dirigenti del Dss, sottoposti a Beltraminelli, hanno fornito versioni discordanti alla Gestione;
9) è scattata un’inchiesta penale per presunta violazione delle norme fiscali e (perdinci!) sul riciclaggio;
10) una funzionaria che si occupa di asilanti è finita sotto inchiesta amministrativa e il suo amico presidente di partito è scivolato sulla neve di Bormio per cene offerte dal boss di Argo 1;
11) c’è il sospetto che Argo sapesse in anticipo dei controlli…

Non è forse abbastanza per indagare con decisione? No, per i deputati, che rappresentano il popolo, non c’è finora stata troppa fretta.

Come mai?

Cerchiamo di capire perché. In questi giorni abbiamo sentito i vertici del Ppd, presieduto dall’anatra zoppa Dadò, agitarsi parecchio e far passare messaggi del tipo: si guardi anche in casa altrui, ossia in seno ai dipartimenti di Gobbi e Vitta, e si dia un’occhiata a tutti i mandati diretti. Delle due l’una: se questa richiesta si fonda su situazioni ritenute irregolari, magari anche illegali, e magari anche di rilevanza penale, che il Ppd le porti a conoscenza della magistratura, del governo, del parlamento, o anche direttamente della nostra redazione. Tutto il Ticino serio e onesto è in attesa.

A che serve questo dire e non dire? Forse a proteggere il proprio consigliere di Stato e il proprio presidente di partito (con uno stile da prima Repubblica italiana: ‘Io non ti tiro fuori questo, se tu non mi tiri fuori quello!’). O trattasi forse di un (semplice) bluff? Suvvia, se è come si vuol far credere, è giunta l’ora di mettere tutte le carte in tavola. O si preferisce forse attendere ancora che scoppino altri bubboni, per poi da una parte del fronte azzurro (non compatto) fare scoppiare altri petardi?

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