Commento

Per ‘normalizzare’ di tempo ce n’è

29 aprile 2017
|

La Banca centrale europea e la Banca nazionale svizzera continuano a ribadire che la politica monetaria rimarrà accomodante ed espansiva ancora a lungo. Il Quantitative easing all’europea (acquisti sì di titolo di debito pubblico e privato, ma solo sul mercato secondario), stando a Mario Draghi, non verrà allentato nemmeno nei prossimi mesi nonostante il miglioramento della situazione economica nell’eurozona e il ritorno a un seppur timido rialzo dei prezzi. Il presidente della direzione generale della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, da parte sua, ha affermato ancora ieri che si è pronti in ogni momento ad abbassare ulteriormente i tassi d’interesse sul franco, già negativi (-0,75%) da più di due anni. Dall’altra parte dell’Atlantico la Federal Reserve ha incominciato a stringere i cordoni della politica monetaria avendo già alzato in tre riprese negli ultimi quindici mesi i tassi guida sul dollaro. L’approccio delle due principali istituzioni monetarie mondiali è quindi divergente.

Ma il tempo del denaro a costo zero dovrebbe finire se non presto, almeno entro i prossimi 12-18 mesi una volta archiviate le delicate elezioni politiche in tre Paesi chiave europei (Francia, Germania e Italia). A suggerirlo sono la ripresa dell’economia europea, ancorché tuttora asfittica, e il fatto che le pressioni e aspettative inflazionistiche sono generalmente in aumento in tutto il mondo occidentale. Insistere con politiche estremamente accomodanti in una situazione congiunturale simile potrebbe far sfuggire di mano il controllo del livello dei prezzi che potrebbe andare ben al di là del 2% auspicato da più parti. Ricordiamo che un’inflazione moderata è benzina benefica per le dinamiche economiche. Un eccesso potrebbe invece scatenare una fiammata estemporanea che contribuirebbe a bruciare risparmi e redditi da lavoro (la famosa ‘tassa sulla povertà’).

Il ciclo di rialzi inaugurato dalla Federal Reserve statunitense, quindi, non rimarrà senza emuli per non rischiare – nel complesso gioco a scacchi tra banche centrali – di restare ‘dietro la curva’ e continuare a tallonare a giusta distanza le mosse di chi precede.
Le presidenziali francesi e ancor più l’esito delle elezioni politiche italiane (quelle tedesche da questo punto di vista sono molto più scontate), nel caso si risolvessero con la vittoria di candidati ‘moderati’, segneranno la svolta della politica monetaria verso un processo di normalizzazione. La funzione di supplenza esercitata dalle banche centrali da ormai quasi dieci anni, dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008, potrebbe dirsi conclusa.

Dubbi permangono sugli effetti che tale politica potrebbe avere sul debito pubblico dei Paesi ‘poco virtuosi’ dell’eurozona. Un aumento repentino dei tassi d’interesse e un cosiddetto ‘taper tantrum’ (crollo dei valori delle obbligazioni pubbliche e conseguente fuga degli investitori a seguito dell’allentamento del Quantitative easing) potrebbero risultare fatali a molti governi riaccendendo la spirale populista che si credeva domata. Ma questa è musica del futuro.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔