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Ndrangheta, pesanti condanne a Como

(©Ti-Press / Francesca Agosta)
24 aprile 2017
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Ndrangheta colpita duro a pochi chilometri dal confine. A Como è stata pronunciata una condanna pesantissima per estorsione con minacce di morte e attentati: trent’anni di reclusione sono statiinfatti inflitti a Giuseppe Olivero, cinquantacinquenne calabrese residente a Olgiate Comasco e personaggio di spicco della ‘ndrina di Mariano Comense.
Sgominata lo scorso anno con l’operazione ‘Crociata’ della Dda di Milano guidata da Ilda Boccassini, la cosca aveva con legami in Ticino. Ventototto in tutto gli arresti, fra cui cinque componenti la famiglia Muscatello: ai domiciliari per l’età avanzata Salvatore Muscatello, il ‘gran vecchio’ della ‘Lombarda’, l’associazione di riferimento delle ‘ndrine lombarde. E ventiquattro degli arrestati sono stati processati e condannati a Milano in sede di udienza preliminari a pene fra i sei e i dodici anni per associazione mafiosa; altri quattro imputati sono stati invece condannati a Como dal Tribunale Collegiale, poiché il reato di estorsione è stato consumato a Villa Guardia.
Estorsione ai danni di un imprenditore comasco di adozione, ma calabrese di nascita e titolare di un’officina meccanica. Oltre a Olivero, a Como sono stati condannati a 21 anni Filippo Rinaldin e a 7 anni Giuseppe Ruberto e Alessio Meneghini. Condanne che sono andate oltre le richieste del pm antimafia di Milano Marcello Tatangelo, che per Olivero aveva chiesto 19 anni e per Rinaldi 12 anni e 6 mesi. “Una sentenza che rappresenta un segnale importante per tutti gli imprenditori che vittime dei clan della 'ndrangheta al Nord non trovano il coraggio di denunciare”, il commento di Ilda Boccassini, che con i suoi sostituti Alessandra Dolci (“In Ticino farebbero bene ad alzare le antenne” ha avuto modo di dire nel corso di un recente convegno a Como) e Marcello Tatangento ha portato avanti l’inchiesta. Inchiesta che ha permesso di smantellae la locale di Mariano Comense e il sistema di terrore degli uomini dei Muscatello nei confronti di numerosi imprenditori, che preferiscono subire tacendo. Non così l’imprenditore che dopo avere subito un vero e proprio esposprio, si è rivolto alla Dda di Milano, denunciando il clan che, mese dopo mese, si è impadronito della sua azienda. Alla fine ha avuto giustizia ed è tornato in possesso della sua azienda.

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