Commento

Navigazione Lago Maggiore, dopo anni di bonaccia ora... avanti tutta

(Samuel Golay)
28 giugno 2017
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Licenziamenti e sciopero in piena stagione turistica, quando il Lago Maggiore dovrebbe poter svolgere la sua funzione di calamita regionale. E le soluzioni sono ancora lontane parecchie miglia nautiche. In queste giornate convulse gli operatori turistici del Locarnese si mettono le mani nei capelli (le Isole di Brissago sono isolate!), mentre gli impiegati svizzeri della Navigazione (Nlm) lottano per conservare il posto di lavoro. I politici nostrani danno l’impressione di cadere dalle nuvole e non sono in grado di fornire rassicurazioni o di far chiarezza.

La società con sede ad Arona – stando agli accordi siglati tra Roma e Berna – dovrà comunque garantire un minimo di trasporto pubblico anche nel 2018. Ma un minimo non basta; il Locarnese da anni (da anni!) porta avanti richieste di un miglioramento del servizio per sviluppare le vie d’acqua su quel lago che è la sua maggiore risorsa turistica. Anni durante i quali le idee, i progetti e le proposte si sono moltiplicati. Ora, però, l’impressione è che nessuno (né Roma, né Berna) ne abbia tenuto davvero conto. Anzi. Vista da fuori la situazione è preoccupante. L’unica soluzione all’orizzonte – peraltro ancora da concretizzare – è la creazione di un Consorzio tra Nlm e Società di navigazione Lago di Lugano. Cosa porterà, non è dato sapere: verosimilmente non un miglioramento delle condizioni di lavoro per gli attuali dipendenti del bacino svizzero del Verbano, per i quali non c’è neppure una garanzia di ri-assunzione. Con la gestione da parte italiana che si chiama fuori per evitare di accumulare nuovi debiti (il servizio sul bacino svizzero genera buchi milionari) e a causa della prospettiva di vedere attribuite a privati le linee redditizie, il futuro appare incerto. Lo sciopero in corso, oltre a difendere i diritti di chi potrebbe ritrovarsi a spasso, sta avendo un altro effetto: risvegliare l’intera regione e il governo ticinese, rendendo tutti attenti sull’urgenza di trovare la via d’uscita.

Stupisce che qualcuno ancora si stupisca per quanto sta accadendo. La direzione di Arona si attendeva lo sciopero, ma non così presto; i consiglieri di Stato Manuele Bertoli e Claudio Zali, forse presi in contropiede, si sono affrettati ad incontrare chi ha incrociato le braccia, ma senza promettere nulla. In verità è da anni che si parla del problema, che gruppi di lavoro ad hoc ne discutono, che i parlamentari federali sollecitano risposte a Berna e che i vertici del turismo chiedono soluzioni. Anni in cui chi doveva agire ha fatto poco, galleggiando nella bonaccia. L’attesa non può durare oltre: adesso bisogna mettere i motori “avanti tutta” e spingere su progetti concreti (pubblico-privato?) che assicurino gli impieghi e che portino a un miglioramento del servizio. Il fatto che i bilanci sul bacino elvetico siano in rosso non deve intimorire. Oltre la questione economica, c’è quella legata all’immagine del lago. Il coraggio di osare, ad esempio sostituendo i vetusti battelli Nlm con imbarcazioni più ecologiche, gestite secondo un concetto di mobilità più moderno, potrebbe ripagare gli sforzi, ridando impulsi a uno specchio d’acqua che ha perso terreno. Magari, vista la posta in gioco, facendo ricorso anche a qualche fondo per il turismo.

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