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Microplastica, un nemico invisibile

(Michel GUNTHER)
1 aprile 2017
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Pausa pranzo: ti compri un panino, una bibita in bottiglia e forse anche uno yogurt o del cioccolato. Non ci fai caso, ma tutti questi alimenti sono confezionati in plastica. E tutta questa plastica potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza di molti animali marini. Per non parlare del fatto che prima o poi – sempre questa plastica – te la ritroverai nel piatto quando mangerai pesci e crostacei. Infatti, non va trascurato l’impatto delle cosiddette microplastiche (spesse dagli 0,3 agli 0,5 millimetri), anche se sono invisibili a occhio nudo. Da uno studio effettuato dall’Università Gand in Belgio, è emerso che chi consuma regolarmente pesce ingerisce ogni anno 11 mila particelle di plastica. Un esempio: le cozze filtrano circa 20 litri di acqua al giorno. In questo modo ingeriscono anche della microplastica. Una parte viene espulsa, ma, in media ogni mitile contiene piccoli frammenti residui di plastica. Secondo i dati degli studiosi belgi, se non si fermerà l’inquinamento dei mari entro la fine del secolo, le persone che mangiano abitualmente pesce, ingeriranno circa 780 mila pezzi di plastica all’anno.
Queste particelle derivano dalla decomposizione di plastica, pellicole e gommapiuma. Sono presenti anche nei cosmetici e nei detergenti: molti dentifrici, gel doccia, schiuma da barba, rossetti e prodotti per il peeling ne contengono particelle grandi quanto granelli di sabbia, che servono a rafforzare l’effetto detergente, e che finiscono nell’acqua di scarico dopo il risciacquo. Anche durante il lavaggio della biancheria, minuscole fibre sintetiche si disperdono negli scarichi e raggiungono i fiumi e poi il mare.
Nessuno sa che effetto hanno sul nostro organismo, anche perché si tratta di un fenomeno poco studiato. Gran parte della microplastica viene espulsa dal corpo, ma quello che preoccupa gli esperti è il rilascio di PCB (policlorobifenili). Si tratta di una sostanza altamente cancerogena, che viene assorbita già dai pesci che poi, a loro volta, finiranno sulle nostre tavole e quindi nel nostro organismo. L’assunzione prolungata di PCB, anche indiretta, crea danni al fegato e ai tessuti nervosi, e si diffonde in tutti gli organi. In parole povere: è arrivato il momento di agire e di fermare l’uso di microplastica. Grazie ad una serie di campagne delle organizzazioni ambientali, molti produttori di dentifricio hanno iniziato a rinunciare alla microplastica. Ma esistono ancora tanti, troppi prodotti che contengono queste particelle. Le si trovano persino in creme per bambini e prodotti bio.

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