Commento

Lugano, aeroporto di male in peggio

(Gabriele Putzu)
29 novembre 2017
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È proprio un periodo difficile per l’aeroporto di Lugano-Agno che nei primi nove mesi dell’anno ha fatto registrare un calo del 20 per cento di passeggeri rispetto al 2016. Oltre alla perdita della tratta su Roma, anche quella su Ginevra è in forse. E soprattutto si sono avverate le peggiori previsioni su Darwin Airline che rischia di perdere oltre la metà dei circa 230 dipendenti, con costi sociali sempre a carico dell’erario pubblico. I nuovi proprietari nel mese di luglio avevano promesso investimenti, quattro mesi dopo il quadro è desolante. Ora anche l’Ufficio federale dell’aviazione vuole vederci chiaro: ha ritirato l’autorizzazione alla compagnia e ieri sono stati cancellati i voli di linea da Agno, da e per Ginevra. Di male in peggio, anche se la situazione permane fluida in un contesto di mercato comunque negativo per le compagnie regionali con piccoli velivoli.

Eppure, stupiscono le reazioni di politici e dirigenti dello scalo che si dicono sorpresi di come, in soli quattro mesi, la società sia crollata tanto da non disporre più di liquidità. La nuova proprietà ha stravolto gli scopi di Darwin eliminando il settore della produzione diretta di voli per trasformarla in un fornitore di vettori ed equipaggiamenti per altre compagnie. Come sia stato possibile non immaginare che questo passo non avesse pesanti ripercussioni sui dipendenti ripartiti fra Roma, Bioggio, Ginevra e Zurigo e altri aeroporti europei rimane un mistero. Un mistero che forse sarà chiamato a svelare il Ministero pubblico a cui Lugano Airport Sa (Lasa) sta pensando di inviare una segnalazione. Darwin Airline, lo ricordiamo, è stata ceduta a un fondo di investimento tedesco (4K Invest) con sede fiscale in Lussemburgo. Un fondo d’investimento la cui missione è proprio quella di acquisire società in difficoltà, ristrutturarle, rilanciarle, poi rivenderle. In due parole, fa lavoro ‘sporco’. Difficile pensare che politici e vertici dello scalo non ne fossero al corrente o, peggio ancora, siano stati volutamente ingannati.

Ma, al di là di Darwin, la questione fondamentale è se Lugano e tutto il Cantone possono e vogliono fare a meno dell’aeroporto. La risposta è no. Per ora. Consapevole di aver iniettato già 30 milioni di franchi pubblici in Lasa in meno di 12 anni, c’è una maggioranza politica che vuole salvaguardare l’offerta di trasporto pubblico e sviluppare la struttura considerata un valore aggiunto. Per cui, quello che sta vivendo lo scalo è sì un momento cruciale ma come ce ne sono stati tanti altri nella sua storia. In attesa di poter disporre del sistema satellitare per agevolare gli atterraggi sulla pista lunga 1’400 metri, la linea con Ginevra è la priorità mentre si cercano altre compagnie e destinazioni possibili. Intanto, il Cantone (che possiede il 12,5 per cento della quota azionaria di Lasa) resta alla finestra.

Il messaggio municipale da 20 milioni di franchi si capisce che non è però un piano di rilancio. Gran parte del credito (tuttora congelato in commissione della Gestione) riguarda l’acquisto di terreni all’interno del Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica (14 milioni), che comporterà tempi lunghi alla luce delle recriminazioni dei proprietari che giudicano troppo basso il prezzo fissato dalla Città. Ma è un investimento interessante. Il resto del credito è richiesto per costruire i due hangar (già quasi completamente prenotati dai privati). Il rilancio vero e proprio partirà nei prossimi anni, con un concorso per investitori che, con una nuova società, finanzierebbero stabili e infrastrutture. A meno che la situazione fluida non evapori nel frattempo.

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