La gioventù dibatte

Libertà senza restrizioni per la satira?

18 maggio 2015
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Inizia oggi una nuova pagina speciale che a ritmo quindicinale proporrà un dibattito su un tema controverso. Alle argomentazioni favorevoli si contrapporranno delle argomentazioni contrarie. Autori dei testi saranno i giovani del secondo biennio delle scuole medie e delle scuole post obbligatorie. L’idea di dar vita a questa pagina nasce da un progetto di educazione alla cittadinanza nazionale denominato “La gioventù dibatte”, che si sta diffondendo anche nelle scuole ticinesi. I testi pubblicati sono la sintesi di un lavoro preparatorio indispensabile a ogni dibattito di qualità, fondato sull’analisi approfondita del problema e su solide argomentazioni.

 

Libertà senza restrizioni per la satira?

“Si dovrebbe lasciare la libertà di ridere di tutto senza restrizioni agli autori di satira”? Questo tema è stato affrontato nel dibattito di qualificazione alla finale nazionale de “La gioventù dibatte” a Berna. Chi volesse approfondire la conoscenza del progetto può visitare il sito www.lagioventudibatte.ch. Due premesse, prima di entrare nel vivo del confronto dialettico:
1) La Corte di cassazione italiana nel 2006 ha dato una definizione giuridica di satira: “È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene”.
2) Dopo l’attentato terroristico contro ‘Charlie Hebdo’ il 7 gennaio 2015 a Parigi l’attenzione del mondo intero si è rivolta al genere satirico, che sta vivendo un periodo di rinascita.

 

Favorevoli: Alessandro Seveso, Mosè Schwarz, Stefano Sarajlic, Yann Fauconnet

La satira: un genere artistico
– critico verso la politica e la società
– mostra le contraddizioni
– promuove il cambiamento in positivo

Per alcuni, ad esempio il famoso vignettista satirico italiano Forattini, la satira è la più alta espressione di libertà e di democrazia. La satira è uno strumento fondamentale di una società libera. Montesquieu, ad esempio, con le ‘Lettres persanes’ si beffava del regime assolutistico in Francia cercando di cambiare la società. La satira è una grande arma nelle mani dei deboli contro la tirannia.

La libertà di espressione: un diritto fondamentale
– Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu (Dudu)
– Convenzione europea dei diritti umani (Cedu, Consiglio d’Europa)
– Costituzione federale svizzera (Cost.)
– È parte della nostra cultura e tradizione
Il confronto è sempre un bene, anche se la reazione è negativa. La satira, anche se cattiva, ha uno scopo positivo. Il fatto che delle persone problematiche reagiscano con azioni illegali non deve portare i vignettisti a tacere. Anzi. Sarebbe il colmo lasciare il potere della censura a dei criminali! La maggior parte dei musulmani non ha reagito in modo violento; questo sta a dimostrare che il problema sono gli attentatori, non la satira.

Un limite chiaro: l’ordinamento giuridico
– Diritto a non essere discriminato ad esempio a causa delle convinzioni religiose (art. 8 Cost.: uguaglianza giuridica)
– Libertà di credo e di coscienza (art. 15 Cost.)
– Rispetto della persona (art. 28 Codice civile)
Le caricature su Maometto non prendono in giro una persona precisa perché è musulmana. Non impediscono a nessuno di professare la religione musulmana. La Costituzione e le leggi sono rispettate. È giusto proteggere la persona; ma esprimere la verità è e deve sempre essere permesso. La legalità delle vignette su Maometto è stata confermata da un Tribunale di Parigi nel 2007. Dopo la pubblicazione, alcune associazioni islamiche avevano denunciato il direttore di ‘Charlie Hebdo’ per ingiuria pubblica verso un gruppo di persone in ragione della loro religione. Il direttore è stato assolto in pieno. Non c’era alcuna volontà di offendere i musulmani, e i limiti della libertà d’espressione erano stati rispettati.

Un limite sociale: il rispetto
La satira è irrispettosa per definizione. Una satira “rispettosa” non sarebbe altrettanto potente ed efficace.
La satira colpisce proprio nei punti in cui non esiste un discorso costruttivo, perché talune persone hanno troppo potere e sono arroganti. Chi è preso di mira dalla satira può rispondere in modo legale anche alle provocazioni profonde e volgari. Deve essere il disegnatore stesso a scegliere i limiti della satira, secondo i suoi valori, le sue opinioni e i suoi obiettivi.

Anche un artista deve essere responsabile
Prendendo l’esempio dei cartelloni con la pecora nera nell’ambito della politica migratoria svizzera, molte persone si sono arrabbiate. Ma a nessuno è venuto in mente di commettere atti di violenza. La società svizzera è democratica e matura, mentre altre società non lo sono e questo è dimostrato proprio dalle vignette satiriche su Maometto.
Il cartellone con la pecora nera ha dimostrato il modo di pensare di alcuni esponenti della politica svizzera. Questo permette a chi la pensa diversamente di controbattere. Questo è molto positivo.

 

Contrari: Lorenzo Müller, Luca Xausa, Michela Marchesi, Linda Arnold

La satira: un genere artistico
– critico verso la politica e la società
– mostra le contraddizioni
– promuove il cambiamento in positivo
Abbiamo visto delle vignette satiriche che criticano, ad esempio, l’acquisto degli aerei Gripen e in cui viene preso in giro il consigliere federale Maurer che potrebbe avere motivo di offendersi. Le caricature su Maometto hanno promosso violenza e omicidi. Non sono cambiamenti in positivo. I vignettisti non hanno raggiunto il loro scopo.

La libertà di espressione: un diritto fondamentale
– Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu (Dudu)
– Convenzione europea dei diritti umani (Cedu, Consiglio d’Europa)
– Costituzione federale svizzera (Cost.)
– È parte della nostra cultura e tradizione
Un giornalista, disegnatore, artista, gode della libertà di espressione, ma altre persone, nel contempo, godono del diritto fondamentale a non essere discriminate, ad esempio, a causa delle convinzioni religiose. Inoltre, esiste il diritto al rispetto della persona secondo il Codice civile. È evidente che ci sono persone che si offendono quando si ridicolizza un esponente della loro religione. Abbiamo visto una vignetta satirica della rivista ticinese ‘Il Diavolo’ che rappresentava Papa Ratzinger in un sacco di rifiuti. I responsabili hanno avuto il buon senso di non pubblicare quella vignetta, che avrebbe fatto arrabbiare molti cattolici.

Un limite chiaro: l’ordinamento giuridico
– Diritto a non essere discriminato ad esempio a causa delle convinzioni religiose (art. 8 Cost.: uguaglianza giuridica)
– Libertà di credo e di coscienza (art. 15 Cost.)
– Rispetto della persona (art. 28 Codice civile)
Il nostro ordinamento giuridico protegge le persone. In particolare, non si ha il diritto di ridicolizzare qualcuno perché appartiene ad una determinata religione. L’importanza della protezione delle persone viene sottolineata dal fatto che il Cc prevede il diritto di fare causa se non si viene rispettati. Il Codice penale svizzero prevede diversi delitti contro l’onore (la diffamazione che può nuocere alla reputazione, l’ingiuria, con la quale si offende l’onore eccetera). Tutte queste norme indicano che deve esistere un limite anche alla satira.

Un limite sociale: il rispetto
La satira è uno strumento potente, lancia dei messaggi forti che colpiscono in ambiti che toccano profondamente le persone, come la religione e le convinzioni politiche. La satira spesso è anche molto volgare. Se si feriscono i sentimenti delle persone un discorso pacato e costruttivo non è possibile. Un motivo per le forti reazioni alle vignette su Maometto potrebbe risiedere nel fatto che è particolarmente difficile, per persone di cultura diversa dalla nostra, accettare la satira.

Anche un artista deve essere responsabile
Non tutte le persone agiscono a livello razionale e riescono a mantenere dei modi pacati. Chi deride senza ritegno altre persone deve contare anche su reazioni forti; ne diventa responsabile, almeno in parte. Sapendo di che cosa sono capaci i terroristi dello Stato islamico, non bisognerebbe fare attenzione? Una persona responsabile non dovrebbe tenere conto del contesto in cui si muove? Che cosa ha portato di buono la vignetta con la pecora nera? Ha fatto spaventare molte persone, anche dei bambini stranieri; ha riscaldato qualche sentimento un po’ xenofobo.

 

Il film consigliato da Linda Arnold

La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock

Il film si svolge interamente attorno alla finestra affacciata sul cortile dell’appartamento di ‘Jeff’ Jeffries, un fotoreporter abituato a viaggiare di continuo, bloccato in casa a seguito di una frattura. Per scacciare la noia, si diverte a guardare le vite dei vicini attraverso le lenti di un binocolo, ed è proprio questo passatempo che lo porta a sospettare un omicidio nella casa di fronte. La sua fidanzata, Lisa Freemont, ragazza dell’alta società newyorkese, inizialmente non gli crede, ma decide in seguito di aiutarlo a trovare la verità, mentre l’amico detective rimane molto scettico. Anche l’infermiera di Jeff, Stella, a sua volta intrigata dal mistero, prende parte in modo entusiasta alla piccola indagine. Diverse vicissitudini si susseguono fino ad arrivare alla risoluzione del mistero e a un lieto fine per Jeff e Lisa, nonostante le loro personalità opposte. Trovo che il fascino di questo capolavoro di Alfred Hitchcock stia nel suo minimalismo. A differenza di oggi, dove il continuo cambio di scenografia è la parola d’ordine, il regista dimostra che il buon cinema è in grado di limitarsi con successo a un cortile e a una stanza. Minimalisti sono anche i costumi, soprattutto per il personaggio interpretato dall’iconica Grace Kelly: poche mise semplici ma eleganti in circa due ore di film. La trama di base è a sua volta molto elementare ma arricchita da dettagli e particolari che rendono il film per nulla banale. Consiglio vivamente la visione di questo film a tutti i giovani, ma non solo: la trama è accattivante e Hitchcock ci ricorda che, in un mondo dove tutto si evolve alla velocità della luce, “poco” e “semplice” spesso sono molto più efficaci e interessanti rispetto a qualcosa di troppo elaborato ed esagerato. Unica possibile critica è il ritmo narrativo piuttosto lento con cui si svolgono le scene, ma ciò è tipico dell’epoca e può dunque essere visto come parte del fascino senza tempo de ‘La finestra sul cortile’.

 

 

 

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