Commento

Le rondini e la spesa di Doris Leuthard

27 luglio 2017
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La spesa in Patria o oltre confine continua a far discutere e a dividere. A riportare la questione alla ribalta è stata la pubblica denuncia – documentata anche da una foto scattata in un negozio di Maccagno – della presidente della Confederazione, Doris Leuthard, intenta a fare la spesa sulle sponde del Verbano. Foto che qualche giorno dopo, dal portale ‘Giornale del Ticino’, è rimbalzata oltre Gottardo su ‘Le Matin’ e l’‘AargauerZeitung’. L’eco è stata tale che il Datec ha dovuto prendere posizione e ammettere: ‘Beh, sì, è vero, la Presidente ha fatto acquisti a Maccagno, mentre si trovava a trascorrere le vacanze nel comune del Gambarogno’. Probabilmente, se la ministra avesse saputo in che putiferio si sarebbe cacciata, avrebbe optato per qualche supermercato del Locarnese. Ma, ci chiediamo, non poteva immaginarselo, visto che la scottante questione è persino finita fra i temi di dibattito sotto la cupola federale?

Chi tende ad assolvere la ministra è pronto a dire ‘ein mal ist kein mal’ (ossia una volta non fa stato) sempre che la spesetta rimanga davvero un’eccezione. Questo per dire che va fatta una distinzione fondamentale fra chi qui vive e va sistematicamente a fare la spesa oltre ‘ramina’ e chi lo fa di rado, o in modo mirato su prodotti molto particolari che qui non si trovano. È evidente che chi qui guadagna e lavora dovrebbe anche chiedersi quali effetti generano alla lunga tali comportamenti sul tessuto economico. Esportare sistematicamente denaro nella zona di confine col turismo degli acquisti – la cifra ammonta ad almeno 500 milioni di franchi annui – danneggia a lungo andare l’economia ticinese! Non bisogna essere maghi dell’economia per capirlo.

Come detto, anche la Berna federale sembra finalmente averlo recepito. Al punto tale che il ministro Schneider-Ammann ha detto che il Consiglio federale presenterà una strategia per frenare il turismo degli acquisti. Come? Attraverso misure mirate per spingere i prezzi svizzeri al ribasso, creando condizioni quadro più favorevoli. A questa rondine bernese, che speriamo possa fare primavera, se ne è poi aggiunta un’altra, grazie al dibattito lanciato dal senatore Udc Hösli, pure lui preoccupato per il crescente andirivieni degli acquisti. Hösli ha recentemente chiesto di ridurre il limite di franchigia da 300 a 50 franchi per l’importazione di merci esenti da Iva. Una buona idea.

Dulcis in fundo, a riprova che il tema è particolarmente sensibile, a Bellinzona è stata depositata in settimana una mozione in Consiglio comunale (firmata da alcuni esponenti verdi e di sinistra), che propone di pagare il 10% dei gettoni di presenza e delle indennità per le sedute di commissione con buoni acquisto da spendere nei commerci ticinesi. Lo scopo è chiaramente comprensibile già solo prendendo atto del suo titolo: ‘Diamo il buon esempio per favorire il commercio locale’.

Beh, quel buon esempio che, se viene da un consigliere comunale… è allora a maggior ragione più che opportuno che venga dalla presidente della Confederazione!

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