Inchieste

Le regole - Gli ‘indegni’ e i segnali di disagio

14 maggio 2015
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Un elemento destabilizzante all’interno del carcere, rilevano gli specialisti in psichiatria e psicoterapia del Servizio medico-psichiatrico, è quello legato alle “regole” comunitarie stabilite dalla popolazione carceraria. A partire da quelle applicate sulla base di una classificazione dei reati, che “marchia” come indegni del carcere gli autori di reati considerati infami come gli atti sessuali con fanciulli (detenuti comunque in una sezione separata della Stampa), o quelli di crimini particolarmente efferati.  

In questo contesto generale contraddistinto da un’alta variabilità la vita dei detenuti e dei loro sorveglianti è anche condizionata dai moti di protesta che sono propri di diverse culture e le cui modalità variano dal Paese o dall’area di provenienza. «Andiamo dalle scritte sui muri all’imbrattamento con le feci – notano gli psichiatri –. Possono essere espressioni diverse ad esempio del disprezzo verso il mondo occidentale che il carcere rappresenta, così come sputare, orinare in giro, autoinfliggersi ferite da taglio che gli autori intendono, culturalmente, come gesti eroici o purificatori. Per arrivare ai casi di induzione dell’ipotermia o dell’ischemizzazione dei nervi per sviluppare paralisi; si tratta di azioni dimostrative che se spinte troppo oltre possono determinare guai seri o drammi irreversibili».

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