Impact Journalism

L'app che traduce il pianto dei bambini

Enru Lin
25 giugno 2016
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di Enru Lin, The China Post, Taiwan

«Uè! Uè!». È affamato? Stanco? Ha male? Che cosa sta comunicando il bebè? Nel dubbio, basta chiederlo all’app. Quella creata da un team di Taiwan che è letteralmente in grado di tradurre i vagiti in parole. O, meglio, in concetti.

Per riuscirci ci sono voluti tre anni e 300mila suoni raccolti da 100 neonati presso l’Ospedale universitario della contea di Yunlin, nell’isola di Taiwan.

Sulla base dei dati raccolti, gli sviluppatori hanno creato un’applicazione per smartphone chiamata ‘Infant Crying Translator’, letteralmente ‘traduttore di pianti infantili’. Si tratta di un algoritmo che può decodificare il pianto dei bambini nei primi sei mesi di vita. In commercio dal 2015, conta già 10mila utenti in tutto il mondo.

Funziona un po’ come Shazam: è sufficente toccare “record” e la registrazione del pianto viene caricata sul database nel cloud. Il file viene rapidamente confrontato con una libreria audio e compare il verdetto sullo schermo. Il tutto non dura più di 15 secondi.

Sempre più precisa

L’app non è perfetta, ma i risultati continuano a migliorare. Secondo i feedback degli utenti, la precisione raggiunge il 92% per i neonati al di sotto delle due settimane.

Inizialmente per i bambini con meno di due mesi, la precisione dell’app era piuttosto bassa; ora raggiunge invece l’85%, mentre per bimbi dai quattro mesi in su si ottiene 77% delle volte una risposta corretta. La percentuale è comunque in costante aumento.

«Quando abbiamo lanciato l’app per la prima volta non era particolarmente precisa per bambini di oltre due settimane. All’epoca il database comprendeva solo audio di neonati piccolissimi che avevamo registrato all’ospedale”, racconta il ricercatore capo del progetto Chuan-Yu Chang. «Ora la libreria ha molti file sonori in più, caricati dagli utenti. Consente quindi di giudicare in modo sempre più preciso il pianto di una sempre più ampia gamma di età».

Un algoritmo di apprendimento personalizzabile consente ai genitori di affinare i risultati per il proprio figlio. «Attraverso questo meccanismo di auto-apprendimento, il database è in grado di produrre modelli di dati unici per migliorare il tasso di riconoscimento».

Alta tecnologia, basso tasso di natalità

Chang è di Taiwan, un’isola nota per l’alta tecnologia, in cui si assemblano alcuni dei migliori prodotti nei settori dell’informatica e delle telecomunicazioni. È anche un luogo in cui il tasso di natalità è tra i più bassi al mondo, dal momento che l’elevato costo della vita spinge sempre più taiwanesi a rinunciare ai figli per non sacrificare la carriera.

Il ‘Population Reference Bureau’ ha riferito che nel 2015 a Taiwan il tasso di fertilità – ovvero il numero medio di bambini partoriti da donne in età fertile – è di 1,2. La media mondiale si attesta a 2,5.

Per invertire la tendenza, il governo taiwanese ha messo in atto misure come sussidi per la cura dei bambini e asili nido gratuiti. I risultati si sono dimostrati tuttavia modesti.

Il team di Chang alla Yunlin University of Science & Technology spera che il traduttore automatico di vagiti possa fare la sua parte per invertire il declino delle nascite: una materia di sicurezza nazionale secondo il presidente taiwanese.

Gli sviluppatori stanno lavorando con il governo per incorporare il baby translator in una collezione di applicazioni mobili dedicata alle madri in attesa. Un pacchetto digitale concepito per fare in modo che la maternità intimorisca di meno. Stanno inoltre collaborando con un importante industriale taiwanese alla creazione di un ‘baby monitor’ che consenta ai genitori di sorvegliare la situazione del bambino a distanza. Il dispositivo, che dovrebbe essere distribuito quest’estate, ha un microfono incorporato che può rilevare il pianto e attivare automaticamente il programma di traduzione. Il risultato viene trasmesso ai genitori, che possono così accorrere dando al bimbo ciò di cui ha bisogno.

«Anche se i genitori sono impegnati, possono sapere come sta loro figlio», rileva Chang.

Pianti senza frontiere

Lo sviluppo dell’applicazione ha, tra le altre cose, permesso di stabilire che i bambini nati in Paesi diversi si esprimono sostanzialmente nello stesso modo, almeno nelle prime fasi della vita. «Piangono perlopiù nella stessa maniera», rileva il ricercatore, aggiungendo che lo stesso vale per maschi e femmine.

Il team di Chang è persuaso che un “lettore di bebè” possa diventare un successo globale: ovunque nel mondo vi sono genitori esperti, che anche nelle giornate no possono essere più efficaci dell’applicazione. Ma per i genitori inesperti di qualsiasi nazionalità, l’app può offrire un aiuto notevole.

«Dalla mia esperienza di padre, so che qualche volta, quando il bambino piange, i genitori si sentono un po’ come se piangessero anche loro», racconta Chang. «Gli esseri umani hanno emozioni e sbagliano. Le macchine non si lasciano confondere. Leggono i dati e basta».

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