laR 25 anni

La rucola è finita... in panchina

Anche sotto forma di gelato
(Samuel Golay)
14 settembre 2017
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Per esserci, c’è ancora. La si trova insacchettata nei banchi dei supermercati, confusa magari fra i germogli di soia (oggi decisamente più trendy) e le carote fresche grattugiate… Per dire, è finita in panchina. Ben altri splendori quelli vissuti dalla rucola, o rucoletta, negli anni Ottanta sino all’inizio dei Novanta del secolo scorso. C’è stato un tempo che la trovavi praticamente in ogni ricetta, dagli antipasti al dolce (o quasi). Principessa di ogni tavola stellata, il grande pubblico l’aveva subito amata per quel gusto un po’ così… amaro ma non troppo, che le dava un carattere forte e al contempo modaiolo, vuoi anche l’aspetto con quel verde primavera. Se non mangiavi una ricetta con la rucola eri un tipo poco raccomandabile, certo poco avvezzo alla “bella società” che in quel tempo amava vantare conoscenze culinarie dai nomi esotici e spumantini. Si era appena agli inizi di un fenomeno che in vent’anni è letteralmente sbragato. Insomma, la rucola come antesignana della rivoluzione alimentare dove l’imperativo è: togliere, togliere, togliere. Ambasciatrice vegana ante litteram, quando le verdure facevano solo piangere i bambini a tavola.

Vegana, si fa per dire

Vegana, poi, si fa per dire perché la morte sua era e resta la “tagliata” che certo è quanto di peggio ci possa essere per chi aborre la carne. Ma si sa, anche i santi non hanno avuto una vita completamente linda. Quel che conta è il messaggio, l’enfasi, la narrazione – come si dice oggi – di un tempo che stava cambiando e la rucola s’era fatta bandiera di una nuova civiltà che chiudeva il secolo di polenta e pastasciutta, all’insegna di “magro è bello”. Oggi è relegata quasi in fondo allo scaffale, surclassata da nuovi ed energizzanti prodotti. Del resto gli eroi muoiono giovani e un motivo ci sarà.

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