Commento

La parola ‘reset’ e la realtà

23 settembre 2017
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‘Ripresa automatica’ del diritto europeo, ‘accordo quadro istituzionale’, ‘giudici stranieri’. Ha ragione il neo ministro degli Esteri Ignazio Cassis quando dice che sono parole «avvelenate». Prima di tutto perché sono fuorvianti. Prendiamo il diritto europeo: verrebbe recepito in modo dinamico, mica automatico, ogni modifica di un accordo bilaterale continuerebbe a essere oggetto di una decisione da parte della Svizzera, nel pieno rispetto del suo processo legislativo, eventuale ricorso a referendum incluso.

Ma queste parole sono, soprattutto, avvelenate politicamente. Ne sa qualcosa Didier Burkhalter: negli ultimi anni il ministro degli Esteri uscente ha sbandierato un fumoso ‘accordo quadro’, senza mai riuscire a spiegare in che modo questo potesse rilanciare le malridotte relazioni bilaterali tra Svizzera e Unione europea. L’Udc ha così avuto buon gioco nel denunciare “l’adesione strisciante all’Ue”: ha dapprima lanciato l’iniziativa contro i giudici stranieri, poi con l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente ne ha messa in cantiere un’altra contro la libera circolazione.

Dunque Ignazio Cassis fa bene a dire che è ora di cambiare registro: di parlare di ‘regolamentazione’ anziché di ‘accordo quadro’, per esempio. Ma se, come ha ricordato nella sua prima conferenza stampa da consigliere federale eletto, «le parole plasmano la realtà», allora lo stesso vale per quelle pronunciate al riparo da microfoni e taccuini. In un’audizione davanti al gruppo parlamentare Udc, tanto per dirne una. Cassis ora può pure affermare che non si sente in obbligo nei confronti dell’Udc e che rappresenta anche coloro che non lo hanno eletto. Il fatto è che, appunto, ovunque vengano pronunciate, le parole plasmano la realtà. E la realtà è che adesso l’Udc già ricorda al ticinese che può realizzare quanto proposto durante le audizioni alla vigilia dell’elezione: “Premere il bottone ‘reset’, rinunciare ad attuare automaticamente il diritto europeo, rifiutare giudici stranieri e clausola ghigliottina”.

Non succederà nulla di tutto questo. L’idea del ‘reset’ tanto piaciuta all’Udc è destinata a concretizzarsi in correzioni di natura semantica, o poco più. Cassis si appresta infatti a calcare un terreno che, seppur accidentato, resta solido. Sulla via bilaterale si è persino registrato qualche passo avanti da quando il Parlamento ha varato una legge eurocompatibile per attuare l’iniziativa Udc ‘contro l’immigrazione di massa’: in luglio è stato attualizzato l’accordo sugli ostacoli tecnici al commercio, ed è vicina la firma di quello per collegare i rispettivi sistemi di scambio di quote di emissioni. A lungo fermi, i dossier (alcuni, almeno) verranno verosimilmente sbloccati a poco a poco: il clima tra Berna e Bruxelles sta tornando al sereno, e tale dovrebbe restare fino al prossimo temporale (la votazione sull’iniziativa Udc contro i giudici stranieri?).

Il nuovo capo della diplomazia elvetica, inoltre, si muoverà in un solco già tracciato. Venerdì il Consiglio federale deciderà – senza Cassis – cosa mettere sul piatto da offrire al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, atteso in Svizzera il 23 novembre (visita non ancora confermata). Non si vede come Cassis, che entrerà in carica il 1° novembre, possa stravolgere quanto sarà magari stato deciso nel frattempo.
Ma non c’è solo l’Ue. Le difficili relazioni con l’Italia in ambito fiscale, il budget della cooperazione allo sviluppo, costantemente nel mirino dell’Udc e dello stesso Plr, la conduzione di un dipartimento complesso, dove negli ultimi anni si sono diffusi incertezza e malcontento tra il personale: il lavoro certo non mancherà al ticinese neo ministro degli Esteri.

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