Archivio

Il Ps dice no al referendum di Nenad Stojanovic

(Carlo Reguzzi)
22 febbraio 2017
|

Tutti d’accordo, i socialisti presenti questa sera al “parlamentino” del partito, almeno su un punto. Il principale. Combattere la strategia dell’Udc che sul populismo ha costruito la propria fortuna. Ma come? Alla fine hanno avuto la meglio (con 24 voti) coloro che respingendo la richiesta di referendum promossa da Nenad Stojanovic, hanno così sottolineato la bontà della scelta fatta dalle Camere federali nell’applicazione dell’articolo costituzionale 121a, perché legittima e perché «la nostra è una democrazia semidiretta» come ha ricordato Carlo Lepori che parlava a nome della Direzione del partito. Certo, hanno detto i contrari, Stojanovic ha avuto il merito di mettere in un angolo i democentristi – che pur gridando allo scandalo non si oppongono alla legge approvata dalla maggioranza delle Camere federali – svelandone tutta la contraddizione del caso. E però, ha ricordato Manuele Bertoli, consigliere di Stato, «da noi il referendum è un appello popolare; un’istanza superiore sul “prodotto” deciso». Che usa la minoranza, appunto, per aver ragione ultima. Del resto anche il gruppo parlamentare Ps in Gran Consiglio, come ha ricordato Ivo Durisch, capogruppo, ha votato contro la proposta referendaria del Ppd. Il promotore, presente in sala, ha precisato cosa l’ha spinto a lanciare la raccolta delle firme: «È l’Udc che grida allo scandalo e così fomenta il populismo. Non dobbiamo permetterlo» ha detto Stojanovic. Ma attenzione, ha replicato Marina Carobbio, consigliere nazionale, «perché con il referendum si rischia di rilanciare la destra». Alla fine il “compagno Nenad” ha perso, pur convincendo una decina di delegati. Ne valeva comunque la pena, ha precisato Stojanovic, e il dibattito che è seguito gli ha dato ragione. In una serata socialista, va detto, già ricca di contenuti – approvata fra l’altro una risoluzione contro la chiusura degli uffici postali – partendo dalla relazione introduttiva del presidente Igor Righini che è tornato sul “caso permessi” accusando Norman Gobbi, direttore del Dipartimento istituzioni, di aver commesso «gravi errori politici» e che il Ps si aspetta dal “ministro” leghista «maggiore serietà e senso dello Stato». Che significa assunzione di responsabilità.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔