Scienze

Il Nobel svizzero che ha scoperto l'acqua fredda

5 ottobre 2017
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Dopo quindici anni di attesa, un premio Nobel è tornato in mani svizzere. L’ambito premio per la chimica è stato infatti assegnato ieri a Jacques Dubochet, che lo ha condiviso con l’americano Joachim Frank e il britannico Richard Henderson, per lo sviluppo della criomicroscopia elettronica.

I tre ricercatori hanno portato una vera e propria rivoluzione nella biochimica, permettendo di esplorare in 3D la struttura tridimensionale delle molecole biologiche, ha annunciato ieri l’Accademia del Nobel di Stoccolma. Secondo Allison Campbell, presidente dell’American Chemical Society, grazie a questa tecnica, è come se avessimo a disposizione il programma Google Earth, ma per le molecole. Per l’Accademia, inoltre, la loro ricerca è fondamentale per lo sviluppo in campo farmaceutico.

I criomicroscopi elettronici sono una sorta di supermicroscopi, ha detto l’esperto di scienza di Srf Thomas Häusler. Permettono cioè di vedere in alta risoluzione le molecole in una cellula. Henderson negli anni 90 aveva perfezionato il microscopio elettronico che permetteva però di vedere solo il profilo delle cellule, a causa del suo potente fascio di elettroni che distrugge la materia biologica.

A questo punto è entrato in gioco Dubochet che ha avuto l’idea di congelare in modo molto rapido e molto freddo i campioni da osservare. Lui stesso in una conferenza stampa ieri all’Università di Losanna ha affermato di aver inventato «l’acqua fredda». Normalmente quando l’acqua congela si formano dei cristalli che impediscono una visione nitida del campione. Con un congelamento ‘shock’ questi cristalli non hanno però tempo di formarsi: in pratica Dubochet ha raffreddato “l’acqua così rapidamente in modo che si solidificasse nella sua forma liquida attorno ad un campione biologico, permettendo alle biomolecole di mantenere la loro forma naturale anche sottovuoto”, ha indicato l’Accademia.

Frank invece è stato premiato per aver migliorato la qualità delle immagini dei microscopi elettronici, facendole diventare ben definite e tridimensionali. Grazie ai criomicroscopi elettronici, è possibile vedere in altissima risoluzione ad esempio proteine, virus o il Dna. È avvenuto con il virus Zika: i ricercatori hanno avuto la possibilità di osservare immagini della sua struttura atomica, già poche settimane dopo la sua scoperta. “Un’immagine è uno strumento di comprensione. E molte rivoluzioni scientifiche sono state rese possibili proprio dalla visualizzazione di oggetti prima invisibili all’occhio umano” ha inoltre scritto l’Accademia nella motivazione.

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